15/07/2016

Sostanze Pfas. Acque Veronesi illustra alla stampa i risultati delle analisi svolte nel Comune di Arcole su pozzi privati e rete acquedottistica.

Sostanze Pfas. Acque Veronesi illustra alla stampa i risultati delle analisi svolte nel Comune di Arcole su pozzi privati e rete acquedottistica. Cordioli: “Nessun dato sopra i limiti”. Ceretta: “Gli esami confermano che non ci sono rischi per la popolazione. La guardia rimane alta, ma nessun allarmismo”.

Acque Veronesi fa il punto sulla situazione attuale e su tutte le iniziative messe in campo per limitare il problema pfas nella provincia di Verona. Questa mattina, nella sede della società consortile, il presidente Niko Cordioli, il consigliere di amministrazione Paola Briani, il sindaco di Arcole, Alessandro Ceretta ed il consigliere regionale ed ex sindaco del comune arcolese, Giovanna Negro, hanno illustrato alla stampa i risultati delle analisi svolte a fine maggio nel comune dell’est veronese sui pozzi privati e sulla rete acquedottistica. Le indagini, svolte dal laboratorio interno di Acque Veronesi, hanno riguardato 38 pozzi privati ubicati nel capoluogo e nelle frazioni di Volpino e Gazzolo.

“Dalle analisi è emerso che nessuno dei composti della famiglia dei pfas sfora i limiti di perfomance impiantistica stabiliti dall’Istituto Superiore di Sanita’ e successivamente recepiti dalla Regione Veneto – ha commentato Cordioli – Gli altri abitanti di Arcole, approvvigionati dall’acquedotto pubblico gestito dalla nostra società, le cui acque provengono dalla centrale di Madonna di Lonigo, possono stare tranquilli, in quanto le analisi effettuate dalle Ulss competenti hanno confermato che non vi sono problemi di qualità o sicurezza dell’acqua”.

“In 27 pozzi sui 38 analizzati, nell’acqua erano presenti concentrazioni irrilevanti di pfas. Negli altri 11 pozzi la concentrazione è risultata più sensibile, ma con valori al di sotto della soglia limite – ha spiegato Ceretta – Le concentrazioni maggiori sono state registrate nei pozzi più profondi, mentre i pozzi superficiali sono quelli che hanno concentrazioni di Pfas quasi impercettibili. Non abbasseremo la guardia, ma bisogna evitare inutili allarmismi che potrebbero generare confusione tra la cittadinanza”.

Acque Veronesi ha dato il via ad un’importante sperimentazione per studiare le diverse tecniche di abbattimento dei pfas, tra le quali: l’impiego di diverse tipologie di carbone attivo, l’utilizzo di un impianto pilota per l’ossidazione avanzata e l’utilizzo di carbone in polvere. In accordo con l’ULSS 20 di Verona, in assenza di altre indicazioni, sono stati applicati per le acque potabili i limiti di legge presenti nella normativa ambientale tedesca che corrispondono a PFOA+PFOS< 500 ng/. Nel mese di Febbraio 2014, l’Istituto Superiore di Sanità ha definito i limiti di performance impiantistica da applicare per la distribuzione delle acque potabili: PFOA<500 ng/L, PFOS<30 ng/L, Altri PFAS(*)<500 ng/L. L’acqua proveniente dalle falde di Almisano rispetta i valori di performance definiti dall’Istituto Superiore di Sanità. Per la risoluzione della fase di emergenza, in accordo con la Regione Veneto, è stato potenziato il sistema di trattamento delle acque mediante filtrazione su carboni attivi, con aumento della potenzialità dai 200 L/s a 500 L/s ed è stato aumentato il volume del serbatoio di accumulo presso la centrale da 1.000 mc a 5.000 mc. L’investimento complessivo è stato di: € 2 .800.000. Acque Veronesi ha infine effettuato uno studio di fattibilità per utilizzare fonti di approvvigionamento alternative ad Almisano, integrando i campi pozzi esistenti con la creazione di nuovi, in falde presenti nei territori comunali che vanno da Verona a Belfiore. L’investimento previsto è di € 57.000.000, per una lunghezza di rete complessiva di circa 40 km.

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