Ricordiamo questa lettera dell’associazione No alla Centrale : LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE, ECONOMICHE E SOCIALI DELL’OVEST VICENTINO
n questi giorni che,( finita la pausa sembra) si continua a parlare del gassificatore dei fanghi conciari ricordiamo la lettera molto importante pubblicata dall’Associazione No Alla Centrale subito dopo che l’amministrazione di Arzignano aveva detto No all’incenerirotre della Norvegia : Arzignano, 11 luglio 2013
LETTERA APERTA
ALLE FORZE POLITICHE, ECONOMICHE E SOCIALI DELL’OVEST VICENTINO
Gassificatore fanghi Arzignano
pubblichiamo volentieri lettera del Comitato No alla Centrale in merito al trattamento dei fanghi della concia
Associazione
No alla Centrale
Per uno sviluppo e(ti)co e sostenibile
dell’Ovest Vicentino
associazionenoallacentrale.wordpress.com
Arzignano, 11 luglio 2013
LETTERA APERTA
ALLE FORZE POLITICHE, ECONOMICHE E SOCIALI DELL’OVEST VICENTINO
Vogliamo esprimere il nostro apprezzamento nei confronti dell’Amministrazione di
Arzignano per aver deciso di bocciare il progetto che vedeva l’acquisto dell’impianto norvegese sul
quale fin da subito abbiamo nutrito forti dubbi. Scelta che giunge giusto alla fine della nostra
campagna di informazione che ci ha visto impegnati in cinque comuni aderenti all’Ato Valchiampo.
Questa prima fase informativa sulla problematica del rifiuto dell’industria conciaria,
terminata con le 5 assemblee nella valle, è risultata essere molto positiva.
Discutere, approfondire e, alla fine, decidere quale soluzione adottare per il problema del
trattamento dei fanghi di risulta dei processi depurativi del distretto conciario della Valle del
Chiampo non è certo facile, soprattutto perché non esistono esempi di soluzioni affidabili già
adottati in altri contesti e a cui riferirsi. Ma soprattutto per i potenziali rischi per l’ambiente e la
salute che un trattamento termico comporta e quindi per la necessità di essere assolutamente attenti
e rigorosi nel prevedere possibili effetti.
Da parte nostra ne eravamo consapevoli fin da quando accettammo di partecipare al forum
“salviamoci la pelle”, iniziato dopo la firma dell’accordo di programma per il risanamento del
bacino del Fratta-Gorzone e in quell’occasione abbiamo già ampiemente espresso le nostre
valutazioni e preoccupazioni.
Come Associazione, ci siamo avvicinati a questa tematica con lo stesso approccio con cui ci
siamo occupati della Centrale Termoelettrica e quindi con due riferimenti precisi:
– “Conoscere per capire”; e per questo studiare, approfondire, discutere anche con esperti.
– Informarsi ma anche “Informare i cittadini” perché questi temi devono vedere la piena
consapevolezza e partecipazione della comunità locale.
I dati del successo economico del distretto conciario, rappresentati dal fatturato del settore,
seppur macchiato dall’inchiesta sull’evasione fiscale e da una selezione tra le imprese che lascia a
casa molti lavoratori rischiano sempre di porre in second’ordine e di oscurare il numero delle
tonnellate dei fanghi già depositati nelle nove discariche del territorio, a cui se ne aggiungono circa
trentamila ogni anno. Sono questi i numeri in cui è racchiusa la sfida per la sostenibilità economica,
ambientale, sociale del distretto conciario.
Siamo a conoscenza, come tanti, che per i fanghi si prospetta una soluzione tecnica basata
sulla gassificazione con Torcia al Plasma, per ridurne il volume e la tossicità. Può sembrare questa
la soluzione ottimale; una sorta di quadratura del cerchio per non conferire più i fanghi in discarica
(in realtà anche i residui concentrati, e quindi di minor volume, del gassificatore devono essere
conferiti in discariche speciali).
Ma noi avanziamo delle perplessità in base ai dati che possono essere visionati nei
documenti pubblicati sul blog dell’Associazione grazie all’aiuto di tecnici ed esperti, ma anche dalle
stesse relazioni e documenti elaborati dalla Commissione Tecnica incaricata dall’ATO (organismo
composto dalle amministrazioni locali). Anche partendo da questi dati possiamo affermare che, a
nostro avviso, la scelta tecnica e nel contempo politica (il gassificatore) che hanno preso le
amministrazioni coinvolte nell’accordo di programma, è una soluzione ad alto livello di fallimento.
Alla luce soprattutto di informazioni che mettono in dubbio la capacità tecnologica e la solidità
economica della società norvegese detentrice del brevetto: la Enviroarc.*
Per queste ragioni ci sentiamo di dire che queste valutazioni dovrebbero portare come
minimo a una pausa di riflessione.
Una pausa di riflessione utile per una attenta valutazione tecnica delle soluzioni
impiantistiche individuate e per la ricerca di soluzioni alternative a quelle finora studiate: meno
impattanti per l’ambiente, più economiche e più sostenibili per la collettività e, perché no, modello
di sviluppo da esportare in altri settori. Sempre però tenendo a riferimento anche il ”Principio di
precauzione”: non aspettare che si dimostrino concretamente effetti dannosi per la salute ma
prevenirli.
Ma una pausa di riflessione anche per un coinvolgimento della popolazione su questo tema
ad opera, come doveroso, delle amministrazioni locali.
E’ un suggerimento che ci sentiamo di dare nella speranza che venga accolto. Poi se si
perseguisse nella strada intrapresa, ognuno si prenderà le proprie responsabilità.
Distinti saluti
Associazione No alla Centrale
* Enviroarc
L’Enviroarc inizia la sua attività nel 1991 dalla società norvegese Based Industrial Kvaerner,
che avvia un ambizioso programma di sviluppo: 20 milioni di euro per la commercializzazione del
Pyroarc-Vitroarc.
Nel 1999 a seguito di difficoltà finanziarie e ad una concentrazione nei sui settori portanti
Kvaerner decide di fermare le attività in questo settore. Un nucleo di persone che esce da Kvaerner,
con un contratto di licenza, acquista da Scanarc (controllata da Kvaerner) il progetto
PyroArc-VitroArc e fonda la Enviroarc Technologies con sede a Oslo Norvegia.
Il primo impianto commerciale della Enviroarc è del 2001 che, chiavi in mano, prevede il
trattamento di rifiuti di conceria ad Mye Osteroy Bergen in Norvegia. Per questo impianto e la sua
sperimentazione Scanarc (Scanarc Plasma quota dell’11% in Enviroarc), usufruisce di un
contributo pubblico nell’ambito dei progetti Life per un importo di euro 337,593,04 su un totale
sovvenzionabile pari a euro 1.126.316.24. Durata della sperimentazione 1/08/1997- 31/12/1998. Nel
sito del ministero dell’ambiente italiano si scrive che i limiti del processo PyroArc sono il calore
di combustione e il tenore di carbonio nei rifiuti.
Nel 2003 un’interrogazione al parlamento europeo da parte di un deputato spagnolo pone dei
dubbi sulla solidità finanziaria e tecnologica della EnviroArc che voleva acquisire un’azienda
spagnola:
Interrogazione n. 43 dell’on. Josu Ortuondo Larrea (H-0723/03)
Oggetto: Autorizzazione della Commissione alla SEPI per il rinnovo del contratto di
privatizzazione Babcock Borsig España SA (ex Babcock Wilcox Española SA)
Non sono passati 7 mesi da quando la Sociedad Española de Participaciones Industriales – SEPI ha
aggiudicato la privatizzazione della società Babcock Wilcox Española SA alla società tedesca
Babcock Borsig Power AG (autorizzata dalla Commissione in data 3 luglio 2001), che quest’ultima
ha dichiarato bancarotta. Secondo quanto affermato dall’amministratore giudiziario, la società
tedesca acquirente si trovava già in stato di bancarotta tecnica quando si è aggiudicata le azioni
della prima. Oggi la SEPI manifesta la sua intenzione di intercedere presso la Commissione per
ottenere l’autorizzazione a rinnovare il contratto di privatizzazione a favore dei gruppi ATB
Beteiligungs GMBH/AEE e Ultramar Group Ltd./ Enviro a rc . Al riguardo, vi sono relazioni
economico-finanziarie che sollevano dubbi sui progetti commerciali e la capacità finanziaria di tali
gruppi. Per questa ragione chiedo alla Commissione se ha individuato eventuali azioni fraudolente
nella privatizzazione di Babcock Wilcox Española SA e se, invece di autorizzare un rinnovo del
contratto di compravendita delle sue azioni a favore di un gruppo di dubbia solvibilità, come in
questo caso, non sarebbe opportuno imporre alla SEPI di rientrare in possesso delle azioni di
questa società per riavviare un processo di privatizzazione che garantisca opportunamente la
continuità del posto di lavoro ai suoi dipendenti?
Risposta all’interrogazione che spiega solo la questione degli aiuti di Stato, ma non sulla
scarsa affidabilità tecnica e finanziaria delle imprese citate nell’interrogazione dell’eurodeputato
spagnolo:
Con una decisione adottata nel luglio 2001 la Commissione ha approvato la concessione di aiuti a
favore di Babcock Borsig España per un piano di ristrutturazione accompagnato dalla
privatizzazione della società. Nell’ottobre 2001 l’impresa è stata effettivamente venduta al gruppo
tedesco Babcock Borsig AG. Nel giugno 2002 la società tedesca acquirente ha avviato la
procedura di insolvenza ed è iniziato il processo di liquidazione sotto la responsabilità di un
curatore indipendente, al quale compete decidere in merito alla vendita di Babcock Borsig España,
quale affiliata del gruppo, ad eventuali terzi interessati. La Commissione non può interferire sulla
base dell’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato nella nuova vendita di Babcock
Borsig España da parte del curatore tedesco.
Le autorità spagnole hanno chiesto alla Commissione l’autorizzazione di continuare a versare
l’aiuto approvato nel luglio 2001 e il cui pagamento era stato interrotto a seguito della
dichiarazione di fallimento della società madre del gruppo tedesco Babcock Borsig AG. E’ stato
notificato, ed è attualmente in fase di valutazione un piano di ristrutturazione modificato finanziato
con un importo di aiuti di Stato limitato rispetto al piano originario analizzato dalla Commissione
nel 2001. La valutazione sarà effettuata sulla base dei criteri di compatibilità stabiliti negli
orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in
difficoltà, che includono una verifica della redditività. Come nel caso del piano originario,
Babcock Borsig España sarà la beneficiaria dell’aiuto erogato con una decisione adottata nel
luglio 2001 la Commissione ha approvato la concessione di aiuti a favore di Babcock Borsig
España per un piano di ristrutturazione accompagnato dalla privatizzazione della società.
Nell’ottobre 2001 l’impresa è stata effettivamente venduta al gruppo tedesco Babcock Borsig AG.
Nel giugno 2002 la società tedesca acquirente ha avviato la procedura di insolvenza ed è iniziato il
processo di liquidazione sotto la responsabilità di un curatore indipendente, al quale compete
decidere in merito alla vendita di Babcock Borsig España, quale affiliata del gruppo, ad eventuali
terzi interessati. La Commissione non può interferire sulla base dell’applicazione delle norme in
materia di aiuti di Stato nella nuova vendita di Babcock Borsig España da parte del curatore
tedesco.
L’ammninistratore delegato di Enviroarc: Enrik Tosenth, (in Enviroarc ha o aveva una quota pari al
7,2%); è stato licenziato da Kvaerner per aver causato una perdita del 75% del valore azionario e
non essere riuscito a ridurre il debito. In un report finanziario dell’11/11/09 su Scanarc che all’inzio
deteneva una quota dell’11% di Enviroarc si legge: “Scanarc sta studiando le opportunità di
business per implementare espansioni per il Pyroarc e Arcfume processi. Le decisioni per attuare
nuovi investimenti non verranno prese prima che la produzione mirata e costi a livelli
compatibili siano stati raggiunti in impianti esistenti. Un altro impianto Pyroarc, oltre a quello
norvegese, è stato costruito per un valore di 3,8 milioni di euro in Germania per recuperare
rottame. Anche in questo impianto vi sono ritardi nel suo avviamento