Pfas, nei 14enni
valori 32 volte
superiori la media

22.02.2017

VENEZIA. I risultati relativi ai primi cinquanta campioni dei prelievi di sangue effettuati tra i quattordicenni della cosiddetta “zona rossa” interessata in Veneto dagli sversamenti della Miteni nelle acque mostrano una mediana quasi uguale a quella riscontrata all’interno del campione monitorato nel 2016 dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss): 64 nanogrammi di sostanze Pfas (perfluoroalchiliche) nel sangue contro 70 (mentre la media nazionale dei non esposti è attorno ai due-tre nanogrammi).

Allo screening ha aderito l’80% dei nati nel 2002 residenti in 21 Comuni. Il dato è stato presentato questa mattina nel corso del primo giorno del workshop dedicato ai Pfas all’ospedale civile di Venezia, in programma fino a domani. «Non voglio tirare delle conclusioni che non mi spettano – ha commentato il direttore generale della sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan – ma personalmente quelli sui quattordicenni sono dati che mi sorprendono perché possono voler dire astrattamente due cose: o i livelli erano attestati, prima dell’introduzione dei filtri, attorno a quota 200 o non è vero che bastano tre o quattro anni per eliminare una sostanza che, evidentemente, può avere un’emivita più lunga».

Il workshop è stato pensato per creare sinergie tra le istituzioni pubbliche (presenti, tra gli altri Iss e Organizzazione Mondiale della Sanità, Oms) mettendo a confronto tutto quello che è possibile conoscere su queste sostanze e cercando eventuali nessi di causalità sulla salute dei cittadini. «Tumori al testicolo e al rene – ha evidenziato Massimo Rugge, del Registro tumori di Padova – non presentano nella zona rossa valori d’allarme diversi dal resto della popolazione veneta o da quella di popolazioni a monte della falda».
«Su 560.000 gravidanze monitorate dal 2003 al 2015 – ha aggiunto Paola Facchin, direttore del Centro regionale malattie rare, che ha effettuato uno studio sulle gravidanze – dalle circa 16.000 dell’area rossa sono emerse alcune evidenze, come l’aumento significativamente più alto di gestosi e soprattutto diabete gravidici nelle future mamme e, nei bambini, un aumento di nati piccoli in proporzione all’età gestionale, con maggior rischi di sopravvivenza ed esiti negativi del parto, anche se questo effetto è sparito dopo il 2013».