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Pfas. Ecco i risultati monitoraggio Iss su residenti in zone agricole. Pfos e Pfoa nel 100% e 99% dei campioni analizzati

Lo studio è stato effettuato su 122 soggetti (64 uomini e 58 donne) provenienti da vari Comuni situati nei territori di competenza di 5 differenti Ulss. La percentuale dei valori di concentrazione al di sopra del limite di quantificazione è risultata essere superiore al 50% anche per Pfhpa, Pfna, Pfda, Pfuda e Pfhxs. Il documento

19 MAG – Sono stati trasmessi alla Direzione Regionale Prevenzione del Veneto i risultati dello studio di biomonitoraggio di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in operatori e residenti di aziende agricole e zootecniche, condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (iss). Tali analisi fanno parte del più ampio studio di biomonitoraggio che ha come obbiettivo la definizione dell’esposizione a PFAS nei soggetti residenti nelle aree del Veneto nelle quali è stata rilevata la presenza di questi contaminanti.

La documentazione, informa la Regione Veneto, “è stata già trasmessa alla Procura della Repubblica di Vicenza che indaga sull’evento inquinante specifico, al Presidente del Consiglio regionale affinché, una volta costituiti gli organi, la ponga a sua volta all’attenzione della Commissione consigliare d’inchiesta istituita martedì scorso, e alle Ulss interessate (6 Euganea, 8 Berica e 9 Scaligera), che nei prossimi giorni provvederanno a convocare le persone sottoposta a monitoraggio per comunicare loro gli esiti”.

Lo studio è stato effettuato su 122 soggetti provenienti da vari Comuni situati nei territori di competenza di 3 differenti Ulss: 8 Berica, 6 Euganea e 9 Scaligera  (ex Aziende 5, 6, 17, 20 e 21), 64 uomini e 58 donne.

I risultati ottenuti sugli “Allevatori” (operatori e residenti di aziende zootecniche) sono stati poi confrontati con quanto ottenuto nel biomonitoraggio condotto sulla popolazione generale. “Il rapporto dell’Iss – spiega la Reigone –  conferma  la classificazione dell’esposizione e del rischio definita con le aree ad oggi delineate, e sottolinea quanto già sostenuto sul fatto che il principale contributo all’assunzione di PFAS è rappresentato dall’acqua ad uso potabile (rete acquedottistica, ad oggi messa in sicurezza con l’applicazione di appositi filtri, e captazioni autonome-pozzi).

Per quasi tutte le sostanze analizzate, le concentrazioni nel siero del campione degli Allevatori (popolazione rurale) sono risultate superiori a quelle del gruppo dei Non esposti della popolazione generale (popolazione di controllo residente fuori le aree interessate).

Per otto tra queste sostanze (tra cui PFOA, PFOS e PFHxS) le concentrazioni rilevate negli Allevatori sono risultate superiori in modo statisticamente significativo anche a quelle degli Esposti della popolazione generale (popolazione residente nelle aree interessate alla contaminazione).

Considerando solo il PFOA (sostanza per cui attualmente si rilevano le concentrazioni maggiori), si è rilevato un livello mediano per il campione degli Allevatori pari a 40,2 ng/g, che confrontato con quello del campione della popolazione dell’area di esposizione, risulta doppio e marcatamente superiore al dato generale della popolazione campionata del Veneto (valore mediano Esposti:  13,8 ng/g; valore mediano Non Esposti: 1,6 ng/g).

Andando a differenziare per aree (ex Aziende Ulss) si evidenziano, come rilevato durante il biomonitoraggio sulla popolazione generale, differenze legate alla disomogeneità territoriale dell’esposizione. In particolare si hanno le concentrazioni maggiori tra gli Allevatori dell’ex-Azienda Ulss 5 e le minori nella ex-Azienda Ulss 6.

I risultati del presente rapporto saranno poi approfonditi ed integrati alla luce  delle evidenze che emergeranno dal completamento del piano straordinario di sorveglianza PFAS sugli alimenti predisposto dalla Regione del Veneto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, attualmente in fase di esecuzione.

“In ogni caso – conclude la Regione -, anche questo specifico sottogruppo, potenzialmente iper-esposto a sostanze perfluoroalchiliche, sarà incluso nel piano generale di sorveglianza sanitaria già messo in atto dalla Regione del Veneto”.

19 maggio 2017
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