«Ghiotto? Ormai
ci siamo abituati
Ma deve pagare»

Nel 2011  Ghiotto inaugurò la statua dell’evasore dopo un corteo

Nel 2011 Ghiotto inaugurò la statua dell’evasore dopo un corteo
«Altro che Corona. Questo è un fenomeno». Il giorno dopo la notizia dell’arresto di Andrea Ghiotto, tornato alla ribalta delle cronache giudiziarie per una frode fiscale milionaria, nelle piazze e nei bar di Arzignano i commenti non mancano.
«Personaggio particolare» dice qualcuno. «Siamo stanchi, stavolta dovrebbero buttare via la chiave» rincara un altro. E tra i cittadini serpeggiano soprattutto rabbia e indignazione, pensando a chi fatica ad arrivare a fine mese e paga le tasse. «È recidivo e rovina l’immagine della città – lamenta Elio Concato – qui c’è gente onesta, che lavora. Queste cose fanno male ad Arzignano. Anche perché poi si tende a fare di ogni erba un fascio».
E a confermarlo arriva la testimonianza di Giulio Stocchetti. «Qualche anno fa eravamo in vacanza, alle Cinque Terre – racconta – abbiamo incontrato una compagnia veneta. Inevitabile chiederci: di dove siete? E quando abbiamo risposto: di Arzignano, il commento è stato: Ah, il paese dove non pagano le tasse! Erano appena scattate le prime operazioni che avevano coinvolto Ghiotto».
La notizia della vicenda giudiziaria che vede nuovamente protagonista l’imprenditore faccendiere di Zermeghedo ha fatto il giro della città, ma molti preferiscono non parlare e, al nome di Ghiotto si trincerano dietro un “no comment” che in alcuni casi, dallo sguardo, vuol dire molto più delle parole.
«Come? Ancora Ghiotto?» dicono alcuni. «Purtroppo non scandalizza più – aggiunge Giovanni Dal Grande – per la costanza che ha nel ripetere lo stesso reato e poi perché in questo momento c’è di peggio. Bisognerebbe allargare lo sguardo a quello che succede in Italia e nel mondo. Soprattutto di questi tempi. Con i fatti di Francia e l’Isis».
In piazza alcuni condividono. «La gente ormai si è un po’ abituata, non è una novità. Qui si considera tutto questo una storia vecchia, cancellata». «Ma è giusto che paghi, che la giustizia faccia il suo dovere – sostiene Cesare Cesa – purtroppo sembra che in Italia chi commette reati come questo abbia molte possibilità di farla franca, mentre la persona onesta, che sbaglia per una piccola cosa, paga al mille per cento. Solo con questi la giustizia è inesorabile. I furbi trovano la strada per non pagare».
«Purtroppo le leggi non garantiscono l’onestà – concorda Maria Rosa Calearo – i delinquenti fanno quello che vogliono e non succede niente. E dopo poco sono a spasso».
«Se una persona può continuare a perpetrare lo stesso reato, significa che è la giustizia che non funziona, è a favore di chi commette i reati. Le mele marce ci sono dappertutto, ma andrebbero fermate. Lui ha capito che può rifarlo» ribadisce un signore di Arzignano mentre parcheggia in piazza.
Anche sui social i commenti non mancano. Tra chi vorrebbe buttare la chiave del carcere dove è stato rinchiuso Ghiotto e chi vorrebbe mandare personaggi come lui in Siria. Della serie «tanto non ci mancheranno». Perché a far arrabbiare molti è il fatto che, tra un arresto e l’altro, Andrea Ghiotto andasse ancora a far festa nei locali, come se non fosse successo niente. In piazza sono in molti a dire di non conoscerlo. «L’ho visto solo una volta» dice qualcuno.
«Qui da noi c’è stato pochissime volte e diversi anni fa, prima che si aprissero tutte le vicende giudiziarie che l’hanno coinvolto – conclude Giampietro Damini, titolare del negozio e ristorante Damini Macelleria & Affini – il lupo perde il pelo ma non il vizio, avrebbero dovuto tenerlo dentro la prima volta. Nessuno è uno stinco di santo ma c’è gente che lavora onestamente. Spiace che sia accaduto di nuovo».

Luisa Nicoli