Le osservazioni(cronostoria) che Vittorio Rizzoli ha inviato alla regione veneto riguardo l’ampliamento del depuratore di Arzignano
Le osservazioni(cronostoria) che Vittorio Rizzoli ha inviato alla regione veneto riguardo l’ampliamento del depuratore di Arzignano che come saprete è il più grande d’Europa
Mitt. RIZZOLI VITTORIO protocollo.generale@pec.regione.veneto.it
Via Donati, 13
36045 LONIGO
rizzoli.vittorio@libero.it
Spett.le
Lonigo 13 settembre 2014 REGIONE DEL VENETO
Direzione Tutela Ambiente
Palazzo Linetti – Calle Priuli, 99
30121 VENEZIA
OGGETTO: DEPURATORE DI ARZIGNANO – ULTERIORE MODIFICA
Premessa:
1) Cave nei colli Euganei: ripristino con dispendioso uso di denaro pubblico e non di chi ha scavato e deturpato i colli;
2) Amiantifera di Balangero. Nota cava di amianto fatta chiudere con una legge, dal veneto deputato (di minoranza) Gian Luigi Ceruti, che recitava: è vietato in Italia lo scavare di amianto e simili, nonché l’uso, nonché l’importazione ed esportazione a qualsiasi titolo di prodotti con base di asbesto. Resta tutta Italia ricca di capannoni e altro con coperture denominate “eternit”;
3) La concia è una attività a conduzione chimica poco degna per l’ambiente nelle valli del Chiampo e dell’Agno/Guà, ove essa si esercita, non avendone mai, chi dovere, valutato appieno dopo che essa era nata, aumentata a dismisura in luogo non idoneo, ai danni che essa ha provocato, provocherà, all’acqua (anche di falda), all’aria e al territorio, sopra e sotto, disseminato di discariche dei fanghi di depurazione di tale attività industriale.
OGGETTO: Depuratore di Arzignano.
Ho assistito il 23 luglio 2014 in Arzignano, nella sala all’interno del depuratore, alla presentazione dell’ennesimo ampliamento, ristrutturazione della linea 1, con adeguamento, trattamento del terziario. Riutilizzo parziale, ecc. costo dell’opera euro 11,6 milioni, tempo di realizzazione tra i tre e cinque anni.
Relatori principali quattro persone. Pubblico compreso addetti e sindaco di Arzignano sedici persone, questo a significare quanto l’argomento interessi!
Pubblicità dell’evento: quasi nulla nel territorio in cui vivo e le cui falde acquifere, località Almisano di Lonigo, sono in quarta classe (non esiste la quinta), contagiate dall’impero conciario, dalle cui falde attingono si calcola circa 250.000 persone. Tali dati si ricavano dal libretto fatto stampare a fine 2007, dai Comuni appartenenti al progetto GIADA: da Trissino a Lonigo.
Escursus storico (parziale)
Per caso, nel giugno 1982, ho seguito un affollato un convegno al teatro parrocchiale “Verdi” di Lonigo. Non sapevo nulla di concia ne di altro. Mi portarono a conoscenza di fanghi che avevo impaludato il Rio Acquetta (In tempo successivo imparai tutte le varie denominazioni di detto corso d’acqua: Canale Valdo, che da Chiampo alimenta la Roggia di Arzignano, che poi si denomina Roggia Grande. Dette si congiungevano, molto dopo l’anno 2000, fall’uscita del depuratore di Arzignano, con altro fossato che proveniva dalla località Costo di Arzignano, in pratica diluivano i reflui dello stesso depuratore. Da quel punto si denomina Rio, successivamente prima di immettersi nel bacino di Montebello vicentino, prende il nome di Rio Acquetta, subito dopo Almisano di Lonigo per brevissimo tratto si denomina Rio Camparolo e anche Rio Piovego Acquetta, nell’ultimo tratto, prima di uscire dal territorio di Lonigo, si congiunge al fosso di risorgiva Togna, da cui ne prende il nome. Arriva al ponte che congiunge Bagnolo di Lonigo con Santo Stefano di Zimella (VR), già prende il nome di Fossa, nel giungere a Cologna Veneta, già si denomina Fratta, nei pressi di Vescovana (PD), si congiunge al Gorzone, per finire sul fiume Brenta poco prina dello sbocco a mare a Chioggia. Il Gorzone andando a ritroso si denomina Brancaglia, Santa Caterina, Guà e, infine Agno, da quando parte da Recoaro.
Successivamente il contenuto del Rio Acquetta ricco di tutte le nefandezze chimiche venne svuotato e il quanto lo impaludava messo sugli argini, e sui campi adiacenti. Tale era la cultura ambientale di quegli anni e con l’agricoltura ci siamo cibati e il latte, prodotto dalle mucche che ruminavano il fieno o mais. dell’agricoltura locale, portato alla latteria di Montebello Vicentino.
Intanto arrivarono le prime risultanze chimiche:
– 24 settembre 1985 Presidio Multizonale di Prevenzioni di Vicenza. Tralascio il torrente Guà e riporto le conclusioni: Il campione d’acqua esaminato presente valori di parametri C.O.D. materiali sedimentari, cromo trivalente, ferro, solfuri, cloruri e ammoniaca tali da essere inidonea a qualsiasi uso e caratteristiche di qualità tali da classificarlo altamente inquinato;
– 4 ottobre 1985 Laboratori ecochimica (Dr. Formenton) di Vicenza
Rio Acquetta Valori di COD e ammoniaca estremamente elevati per un corso d’acqua. Fiume con elevato tasso di inquinamento da scarichi conciari. Elevata anche la presenza di cromo. Trattasi in pratica di uno scarico di fogna con apporto industriale e non di un corso d’acqua. Vi sono allegate anche le analisi del torrente Guà e Fiumicello Brendola con alte tracce di Solfuri e Cloruri. Coliformi totali 29.000 e streptcocchi 2.000.
Settembre 1986. Cologna Veneta. In una sala gremitissima di agricoltori infuriati arriva il Ministro all’Ambiente. Dr. De Lorenzo. Interventi e urla. Riesce solo dire ritorno a Roma e decido. Decide per il famoso collettore che dovrà condurre le acque allora erano indepurate, fino a farle diluire con il L.E.B. Lessineo Euganeo Berico, a Cologna Veneta, canale che preleva acqua dal fiume Adige e trasversalmente ora arriva fino ad Abano.
Proposta tanto cara agli assessori Regione Veneto Cimenti e Pietro Fabris, quest’ultimo, diventato poi senatore.
Il L.E.B. aveva quattro finalità: Irrigazione, diluizione, produrre energia elettrica e
idropotabile. Queste due funzioni mai messe in esercizio.
Scrive in merito Melotto Bruno, Sindaco di Pressana che De Lorenzo contava sulla regola del tacito assenso.
Successivamente alcuni sindaci veronesi, dell’area a sud di Lonigo, si recarono a Roma dal Ministro De Lorenzo e con somma sorpresa i loro tecnici, che dovevano fare assenso all’opera tubo collettore, non erano a conoscenza dei lavori già iniziati nonché trovarono carenza progettuale. Il comune di Pressana riassunse tutti i dati di inquinamento, progetti, testimonianze, analisi, relazioni, dichiarazioni dal 1983 al 1985 sulla insalubrità dell’acqua inadatta all’utilizzo in agricoltura. Del caso si occupò perfino il Consorzio di Bonifica Euganeo Berico che con nota precisa dichiarò che vi è insalubrità nell’usare acqua del Fratta, per l’utilizzo irriguo di radicchio e patata, le risorse agricole più importanti della zona servita. Il comune di Pressana riassunse il tutto su di apposito libretto: Pressana contro + l’inquinamento.
9 novembre 1985 sul quotidiano “La Stampa di Torino” esce un articolo sul Rio Acquetta , a firma Fazio, nel cui testo si legge di una sentenza del tribunale di Vicenza: non è reato inquinare un fiume inquinato!
26 Luglio 1988. Servizio Resoconti del consiglio Regionale. Presidente Bernini.
Da pagina 44 a pagina 108 vi sono numerosi interventi sull’argomento inquinamento concia e tubo collettore, a seguito mozione n° 133 del 1 luglio 1988 da parte di alcuni consiglieri regionali, dal titolo “La giunta regionale sospenda i lavori per il disinquinamento del bacino
Gorzone e studi di alternative tecnologiche rispettose dell’ambiente e delle attività agricole”.
A pagina 96 vi è l’intervento più significativo da parte del Consigliere Rugolotto, allora alto Dirigente Coldiretti di tutto il Veneto. Vi si legge…”in quell’area in quella zona, per decenni hanno aspettato l’acqua per l’irrigazione, hanno trasformato anche le colture e i lavori, e ora quest’acqua più salina recherà dei problemi: dipende da coltura a coltura; sulla patata e sulla bietola no, ma sulla coltura orticola, ora che quei prodotti ora sono molto di moda, ……bisogna limitare quello che sta a monte; se conserviamo queste grosse concentrazioni, queste grosse operazioni economiche di occupazione e di imprenditoria notevole, e fin troppo facile prevedere che dopo occorrono i depuratori e i tubi che portino via le cose. Ma, per me è troppo grande la concentrazione, che si risolverà con il tubo che va verso il mare. Non possiamo dire no al tubo perché non lo vogliamo. Lo so anch’io che sarà un danno notevole, sia se si ferma utilizzando l’area fra qualche anno, fra qualche decennio, l’agricoltura dovrà dimenticarsela. Ne vediamo già oggi le conseguenze. Possiamo inventare tutte le invenzioni tecnologiche che vogliamo, ma piano piano questo inquinamento andrà sempre più a valle.”
Dicembre 1992 – rivista edita da Edagricole anno XXVI n° 4 di supplemento vi è riportato, a cura di Giardini, Borin, Grigolo. Quest’ultimo lavorava all’Istituto di Genetica di Lonigo, a fianco del quale scorre il Rio Acquetta, a pagina 747 un articolo dal titolo: inquinamento geografico ed ambientale dell’area di studio, dedicata proprio al rio Acquetta: …”lungo il suo corso il fiume riceve acque di risorgiva, è inoltre ricettore di numerosissimi scarichi industriali ed infine riceve le acque del L E B che diluiscono i problemi. Il periodo di studio a Lonigo parte dal 1979 per alcuni parametri e termina valutandone 32 in complessivo nel 1989, indicando quali parametri superano i limiti di legge.
Al punto 3.3 di detta rivista il titolo è Valutazione dei possibili rischi ed indicazione operative.
…da quanto esposto nei paragrafi precedenti si deduce che la qualità irrigua delle acque del Fratta- Gorzone è tale da porre limitazioni alla pratica irrigua… le tipologie di inquinamento riscontrate possono originare le seguenti problematiche agronomiche ed ambientali: fenomeni di fitotossicità e di accumulo nel terreno di sostanze tossiche, rischi di natura igienico- sanitaria, degrado delle falde sotterranee, problemi di di meccanica distributiva, …forte presenza microbiologica, limitante pesantemente nelle attività orticole e frutticole…. , riduzione di produzione di fragola, fagiolino, cipolla e peperone…arrivando persino all’aspetto irriguo pluvio irrigazione che non dovrebbe essere praticata in aree di pubblico accesso o in zone di ricarica di falde.
27 Aprile 1994 a Lonigo il Sindaco emette ordinanza: divieto di utilizzare acque del rio Acquetta e fosso Raguia” a scopo irriguo. Sul Raguia scaricava il depuratore di Montebello Vicentino . I due corsi d’acqua si riunivano in piazza ad Almisano di Lonigo;
Ottobre 1997 – Cologna Veneta. L’assessore all’ambiente di Arzignano, (lo è stato dal 1995 al 1999) dichiara l’inquinamento conciario (intende Arzignano) è qui e qui va risolto. Ma fa di più. Su rivista ambientale riempie una pagina di dati….migliaia di tonnellate di solventi, 220-230 tonnellate giorno di fanghi derivanti dal processo di depurazione acque, discariche di rifiuti speciali in tutto il territorio comunale, peraltro in zona ricarica degli acquiferi, emissione di idrogeno solforato che raggiungono valori 100 volte superiori i limiti di legge.
Due depuratori pochi risultati….quello più grande ad Arzignano, che scarica sul Rio Acquetta con limiti molto elevati, grazie ad una proroga della Regione Veneto…giustificando l’impossibilità di ridurre i parametri della legge (Merli) …. dal dicembre 1992 le acque di uscita presentano concentrazioni di azoto ammoniacale che oscillano tra i 170 e 200 mg. litro , quando invece il limite di legge è 15 mg. litro. In assenza di deroghe…inoltre il monitoraggio, curato dalla amministrazione comunale, recita quanto segue: il Rio Acquetta, ricettore degli scarichi dell’impianto di depurazione di Arzignano, determinano costantemente una classe V di qualità, incompatibile con la sopravvivenza della maggior parte di macroinvertebrati acquatici… E’ evidente che la gestione privata del depuratore non ha dato i risultati positivi..,
,,,Alti consumi di risorse ambientali ed alti livelli di inquinamento contribuiscono ad abbassare i costi del singolo imprenditore, scaricando i costi, anche economici, sull’intera collettività…….a conferma di ciò la scoperta di questi giorni che il Rio Acquetta, che fiancheggia il depuratore ha nel suo letto evidenti e sostanziose presenze di cromo, prova di scarichi abusivi di qualche conceria……A questo punto penso sia doveroso chiedere alla regione e al ministero il commissariamento del depuratore…”
12 Ottobre 1998 l’assessore Provinciale di Vicenza, Dr. Formenton con sua a prot. N° 66.480/Eco, scrive: Trasmetto bozza dell’accordo come convenuto al termine dell’incontro del 7 ottobre u.s.” L’intesa era con la Regione Veneto, Sindaco di Arzignano, assessore Provinciale di Verona, Presidente Consiag (consorzio Adige Guà) nella cui parte seconda del punto due scrive….Va studiata l’opportunità di prevedere, per lo scarico finale, due punti di immissione: un primo direttamente nel LEB – che permetterebbe la diluizione dello scarico del “collettore”con tutta la portata del canale – un secondo nel Fratta. L’utilizzo del primo o del secondo punto sarà in funzione della regimazione delle acque.
A conoscenza del documento presento una personale lista alle elezioni consortili del consorzio di bonifica del dicembre 1999, venendo eletto. Unico privato nella storia del Consorzio. Cinque anni 32 consiglieri contro uno. L’argomento lo portai in tutte la riunioni. Sta di fatto che di quell’incontro e volontà di immettere inquinanti nel LEB non se ne riparlerà piùa tutt’oggi.
29 Gennaio 1999. su incarico del comune di Lonigo il Centro di Novoledo (Dueville) certifica che a Lonigo il Rio Acquetta …oltre ai soliti parametri fuori norma… solfati e cloruri, i coliformi totali sono 369000 contro i 20,000 di legge, i coliformi fecali 27.000 contro i 12.000 di legge, li strafilococchi 4.500 contro i 2.000.
7 Agosto 2000 le Analisi dell’Arpav di Verona, comunicate al Sindaco di Zimella, recitano che nel periodo gennaio/luglio 2000 vi è stato aumento nella concentrazione di alcuni parametri, effettuati sul fiume Togna,, su alcuni anioni quali cloruri e solfati e di alcuni cationi quali sodio e cromo. …..che mostra un aumento che porta il relativo valore da 710 us/cm di gennaio al valore di 7120 uS/cm di giugno;
14/7/2000 il Tar del veneto a Venezia, in merito a ricorso contro norme regionali, presentato dall’Unione Comuni Adige-Guà, annulla i provvedimenti della Regione:
mentre rigetta il 5/9/2000 altro ricorso presentato dalla stessa Unione perché non sussistono gli estremi per la sospensione di provvedimenti;
Il 31 agosto 2000 sul quotidiano Arena di Verona il giornalista Luca Fiorin, riporta a titoli cubitali, prima del suo articolo. La Togna ritorna inquinata: Poi prosegue: dopo l’entrata in funzione del “tubo collettore”, che scarica sul Togna, alle porte di Santo Stefano di Zimella, il fiume, già tormentato è nettamente aumentato. I prelievi del 13 luglio (2000) effettuati dall’Arpav indicano: cloruri, solfati, cromo, e sodio, sono più che duplicati rispetto a prelievo fatti a gennaio. Un peggioramento compreso un elevato inquinamento di salmonelle. Il sindaco di Zimella dichiarava: tempo fa avevamo, in via precauzionale, invitato i contadini di non avvalersi delle acque del Togna/Fossa/Fratta per in assenza di dati ufficiali. Il giorno stesso della messa in funzione del Tubo collettore, avvenuto il 20 maggio 2000, la chiavica -chiusa da anni – era stata immediatamente messa in funzione in zona Fattorelle di Lonigo, e tutta l’acqua del Rio Acquetta, che riceve nel suo corso molte risorgive, era stata tutta dirottata sulle campagne degli eredi Pisani dei Cantarella e altri, portando a secco il Rio Acquetta, che subito dopo, era alimentato da solo refluo dei cinque depuratori a monte!
L’1 settembre 2000, il commissario prefettizio del comune di Cologna Veneta emette Ordinanza di divieto di utilizzo ad uso irriguo delle acque del fiume Fratta-Fossa.
L’ordinanza è ancora valida. Oggi limitatamente ai prodotti orticoli patata e radicchio;
14 Dicembre 2000 il sindaco di Lonigo, in commissione regionale, accetta il “tubo collettore” al quale aveva detto di no l’anno prima.
20 Dicembre 2000, convegno di Cologna Veneta, l’Ing, Redi, direttore di Acque del Chiampo S.p.A., (depuratore di Arzignano) ha detto che la società da lui gestita non va confusa con i conciatori della vallata del Chiampo. In pratica gestisce un depuratore pubblico che non ha niente a che fare con la concia!!, anche se poi precisa che nulla può fare per i solfati e cloruri che escono dal depuratore. Per inciso la salinità allora era di 2000 milligrammi litro.
27 febbraio 2001. Il giornale di Vicenza a pagina 18 titola: La concia è in pericolo. Bisogna ultimare il tubo nell’arco di due anni. Il Dr. Formenton, assessore provinciale dice: lo scarico delle acque depurate, non deve finire a Lonigo, ma devono proseguire fino a Cologna Veneta, altrimenti salta tutto tutto il sistema e quindi sospendere la lavorazione delle concerie.
Delibera di Giunta Regione Veneto n° 838 del 5 Aprile 2001.
L.R. 33/1985 art, 19 …gli effluenti di cinque depuratori: Trissino, Arzignano, Montecchio maggiore, Montebello vicentino e Lonigo, sono attualmente convogliati in unico collettore e scaricati nel Rio Acquetta, i limiti sono quelli previsti dalla tab 2 del P R R A . Il collettore verrà realizzato fino a Cologna veneta. Ricevendo la certezza che il L E B dia la portata di diluizione di mc. Al secondo dal 1 aprile al 30 settembre e mc, 10 dal 1 di ottobre al 31 marzo di ogni anno e la realizzazione di un impianto di sterilizzazione dei reflui con il sistema a raggi ultravioletti,…la riduzione dei sali al 25% …deroga triennale per i cloruri e i solfati rispettivamente a 2000 e 1500 milligrammi/litro.
Il fascicolo relazione della CCIAA di Vicenza del maggio 2002, a pagina 43 riporta:
L’industria della concia utilizza il 17% delle risorse idriche del vicentino.
Perché, è bene sapersi, la concia non usa acqua di fiume ma solamente acqua potabile.
14 Luglio 2002 convegno di Anguillara. Gli inquinanti salini sono 1100 quintali al giorno, sono molto alti i solfati e altro, così li definisce lo stesso assessore provinciale di Vicenza, Dr Walter Formenton, con danno irreversibile all’agricoltura.
27 Luglio 2002. Titola a pagina 21 il giornale di Vicenza: mezzo veneto arrabbiato per gli scarichi vicentini. Nel proseguo si legge ..L’altra sera a Cologna veneta si sono riuniti i sindaci veronesi e padovani, per organizzare la battaglia contro l’acqua che arriva giù dentro il Fratta – Gorzone, in quanto gli inquinanti sono derogati fino a 2000 mg/litro per i cloruri e 1500 per i solfati, quando il limite di legge è rispettivamente 1200 e mille. C’era pure un rappresentante del comune di Chioggia, dato che l’inquinamento finisce laggiù. Per cui è partita una lettera di reclamo al sindaco di Arzignano Signorin.
8 Marzo 2005 a pagina 23 del quotidiano il giornale di Vicenza, si leggono due interventi: quello del Dr, Walter Formenton, assessore della Provincia di Vicenza e quello del sindaco di Arzignano Fracasso. Tutte e due soddisfatti dei risultati. Il tubo collettore è stato finalmente allungato fino a Cologna veneta, usufruendo della diluizione del canale LEB. In più la concia non aggiunge, come per il passato sale, anzi battono le pelli per toglierlo, molte di quelle importate sono già semilavorate, quindi niente sale, rimanendo solo interamente le attività di rifinizioni pelli (attività di verniciatura pelli utilizzante grandi quantità di solventi).
11 Maggio 2010. Nel consiglio comunale di Cologna Veneta all’ordine del giorno vi è l’argomento acqua. Il consigliere Boscagin aggiunge che il 10 marzo (del 2010) a proposito del gravissimo inquinamento del Fratta-Gorzone , un artticolo sul Giornale di Vicenza precisa che un altro ispettore del fisco ha preso mazzette per 150mila euro. Il tutto derivante da indagine della magistratura eseguita al depuratore di Montebello, che coinvolge dipendenti del consorzio, e molti altri indagati, perché era una truffa atta a ingannare anche i dipendenti dell’Arpav che andavano a verificare gli impianti del depuratore stesso.
Un paio di mesi fa alcuni sono stati condannati. Ma il consorzio Medio Chiampo li sta sostenendo finché tutto andrà in prescrizione. Basta attendere e questo succederà.
30 ottobre 2011 il quotidiano L’Arena pubblica il resoconto di presentazione VIA, avvenuto a Cologna Veneta, di progetto di ampliamento del depuratore di Trissino, avvenuto giorni primi, il quale porterà a Cologna Veneta più inquinanti in tonnellate annue, i cloruri passeranno da 2069 a 2262, i solfati da 1695 a 1857, i solidi sospesi da 82 a 90, i valori BOD e COD cresceranno rispettivamente di 7 e 27. L’intervento del consigliere comunale del comune, Sig. Boscagin, si legge: sono quarant’anni che ci mangiamo le vostre schifezze e continueremo mangiarcele, anzi ne riceveremo un 10% in più. Relatori presenti quella sera 12 pubblico, giornalista compreso: sei.
DENARO PUBBBLICO IMPIEGATO
I una delle relazioni dello studio Altieri, che ha progettato e fatto realizzare molto opere attinenti il territorio e la concia, si legge che fino al 1985 si erano già spesi oltre 100 miliardi di lire, utilizzando fondi FIO.
Nel 1986 su di un microbico annuncio sul quotidiano il Sole 24 ore si legge che la Regione Veneto ha aperto il bando per la costruzione di un inceneritore dei fanghi conciari. Base d’asta 18.500.000.000 di Lire. La notizia si diffonde vengono raccolte migliaia di firme, fece scalpore quella dell’allora Vescovo di Vicenza. La cosa fini lì. Ma il denaro è stato utilizzato dal sistema concia ad Arzignano. Infatti si è acquistata una pressa, ed una apparecchiatura per asciugare i fanghi.
18 Luglio1986 sulla gazzetta Ufficiale di Legge. La Regione Veneto con Legge Regionale n° 33 dal titolo “Provvedimenti per l’attuazione dei progetti FIO relatvi all’anno 1985. il consiglio regionale ha approvato per il disinquinamento del bacino del Gorzone (leggi Arzignano) ha ammesso,a beneficiare Lire 59.890.000=
L’anno successivo altri 2miliardi per il sotto passo del fiume Guà a a sud della stazione di Montebello Vicentino, del tubo collettore per immettervi gli scarichi del del depuratore di Montecchio Maggiore (occorrevano le acque per diluire i problemi della concia secondo la progettazione Altieri).
Nello stesso periodo a proposito della situazione nel Veneto, la Regione Veneto fece stampare un fascicolo, al quale allegava una cartografica a colori dei fiumi inquinati. Il tratto più lungo, guarda caso, partiva da Arzignano e arrivava fino alla provincia di Rovigo, in colore rosso (classe peggiore, per proseguire in colore giallo fino al mare, mentre a proposito del Fratta Gorzone vi si legge: Il bacino del Fratta-Gorzone sopporta i più elevati carichi inquinanti dell’intero reticolo idrografico regionale, dovuti alla presenza di industrie ad alto rischio ambientale (settore conciario) che alla presenza di un intensa attività produttiva agricola e zootecnica”.
Il 28 Luglio 2002 il Giornale di Vicenza riporta a titoli cubitali: Ambiente ci pensa Giada, progetto finanziato dall’Unione Europea, sotto osservazione il distretto conciario della Valchiampo. Poi silegge …finanziato dalla UE, il contributo più cospicuo ottenuto in Italia nell’ambito dello strumento finanziario denominato “Life Ambiente”-
Non è indicata, purtroppo, la cifra.
TUBO COLLETTORE
Il tubo collettore nacque come alterativa alla chiusura delle concerie. Ogni depuratore aveva l’obbligo di scaricare, in un luogo ove vi fosse sei volte tanta acqua quanta il depuratore scaricava alla fine del ciclo.
Lo studio Altieri di Thiene dapprima riunì lo scarico dei cinque noti depuratori. Due prettamente conciari: Arzignano e Montebello Vicentino, gli altre tre per diluire i problemi di dei citati. In pratica sbagliò la previsione. Successivamente k
E’ stato posizionato dalla Coopcostruttori di Argenta, tra il 1988 e il 1989., Il Presidente della cooperativa è stato inquisito e arrestato su altre opere nel momento di “mani Pulite”.
Il ribasso d’asta è stato del 55%. Trattasi di 35 km. Da Trissino, raccogliendo via via i liquami dei depuratori di Arzignano, con una linea apposita qullo di Montecchio Maggiore, infine quello di Montebello per terminare a sud di Lonigo nel Rio Acquetta. Il depuratore di Lonigo aveva una linea a se. Anche se terminava sullo stesso posto.
I collaudi sono stati eseguiti il 14/3/1997 e 5/10/1999, dall’Ing: Chiappini e il Dr. Bocus.
Successivamente il tubo è stato allungato fino a Cologna Veneta, alla confluenza tra il Fratta, ed il L E B, da cui riceve abbondante acqua di diluizione.
I tubi sono “a bicchiere”, uno si infila sull’altro. Sotto è stato steso un tessuto non tessuto. Il capitolato prevedeva una soletta sottostante in cemento armato.
Ogni giorno il tubo collocato veniva interrato. Non vi è foto d’insieme. Ho eseguito foto a terra e anche in deltaplano (vigilia di Pasqua 1988) per cui ho foto dei tubi messi nel terreno per essere allocati. Quando ti avvicinavi, specie con macchina fotografica venivi cacciato. Ho forti dubbi se sia o meno stata eseguita la soletta sottostante il tubo, nel tratto a sud della linea ferroviaria dalla stazione di Montebello Vicentino al sottopasso ferroviario che da Monticello di Fara di Sarego conduce alla attuale strada regionale 11.
Ho scattato alcune foto in loco. Vi erano diverse pompe che aspiravano acqua dal sottosuolo, specie nel tratto più vicino alla stazione. In tali condizioni è impossibile fare una gettata cementizia. In quel luogo una autobetoniera deve fare un tragitto campestre, di chilometri. dove non vi è carrareccia. Vi è un solo accesso, nel tratto già detto, transitabile solo con vetture, in quanto il sottopasso autostradale non permette di più.
In quanto sia a tenuta stagna lo lascio credere ai bambini. Perdono gli acquedotti che sono supercontrollati e non percola il tubo?
Dopo anni di “dormienza” venne messo in funzione il 28 maggio 2008 fino a Lonigo, con il beneplacito consenso del veronese assessore regionale Giorgietti, e messo sotto la responsabilità della Ing. Ferretti, dipendente della Provincia di Vicenza, con nota 240507amb. Del 27/4/2008, non solo per il tratto vicentino ma anche per il tratto del Fratta fino a Cologna Veneta.
14 Luglio 1988, con lettera a protocollo 2.2358 s/bce, il Sindaco di Arzignano scrive alla gestione del LEB. Motivo: ma non era la prima volta, le pareti del LE B erano colassate. La quantità d’acqua evidentemente ridotta. Ma la preoccupazione di Signorin non era perché l’agricoltura avesse poca acqua per irrigare, ma solamente perché non vi era sufficiente acqua per diluire il Fratta. Avrebbe fatto seccare i raccolti nei campi pur di non ridurre l’attività conciaria. Proprio molto coerente e…scusate la franchezza: non mi interessa degli altri! Il Consorzio LEB e i collegati consorzi di bonifica riuscirono accontentare tutti comunque, per il non breve periodo della ricollocazione delle pareti del canale che rischiava di rompersi.
ATTUALE SINDACO DI LONIGO
Dapprima contrario 1999, poi nel 2000 favorevole al tubo. Ha sempre vantato la qualità dell’acqua dei pozzi acquiferi di Almisano Lonigo. In tutte le salse, anche se i documenti GIADA riportavano diversamente. Si sveglia improvvisamente il 22/4/2012, quando manda una mail a tutti i suoi (ancor oggi) assessori… ”vi sono nelle 11 discariche (sarebbero 13) di fanghi conciari fra Arzignano, Montorso, Zermeghedo, poste su un terreno ghiaioso e permeabile. Se si verificasse una rottura della guaina protettiva (per terremoti, assestamenti terreno, ecc.) cosa succederebbe alle nostre falde acquifere? ½ Veneto non potrebbe più utilizzare l’acqua nemmeno ai fini irrigui, io sono favorevole che vengano inertizzati i fanghi e chiudere tutte quelle discariche per poter garantire la salubrità della nostra acqua.”
Anche se era favorevole all’incenerimento dei fanghi conciari prodotti ed anche toglieer quelli delle discariche di fanghi presenti.
Questo progetto bloccato da un anno dal sindaco Gentilin di Arzignano. Sul cui territorio doveva essere collocato l’impianto.
A proposito di discariche conciari, ve ne è una in riempimento, collocata nel punto più stretto tra il Rio Acquetta e il torrente Guà, proprio alla fine dell’attuale bacino di Montebello Vicentino, che impedisce all’acqua di piena dello stesso bacino in caso di piena. Il Milani, che fece realizzare il bacino tra il 1927 e 1928, preveda la capienza fino a 9milioni di mc, oggi impediti da qualche genio che ha ostruito PER SEMPRE tale capacità: Onore al merito!
CONCLUSIONE
Ovvio che sono contrario a quanto detto il 23/7, non solo alla modifica ma a tutta l’attività conciaria perché pensa solo ai suoi interessi fregandosi di quello che succede e dei danni irreversibili al territorio, come ampiamente ho descritto e che non ulteriormente descritto, come quando mi recavo in corte ZIN, a fianco di un salto (aveva un mulino) sul rio Acquetta, in Via Molino ad Almisano di Lonigo e vi trovavo la corte piena di schiuma (conciaria) e paratie davanti agli ingressi della sua abitazione.
Distinti saluti.
Vittorio Rizzoli
Mitt. RIZZOLI VITTORIO protocollo.generale@pec.regione.veneto.it
Via Donati, 13
36045 LONIGO
rizzoli.vittorio@libero.it
Spett.le
Lonigo 13 settembre 2014 REGIONE DEL VENETO
Direzione Tutela Ambiente
Palazzo Linetti – Calle Priuli, 99
30121 VENEZIA
OGGETTO: DEPURATORE DI ARZIGNANO – ULTERIORE MODIFICA
Premessa:
1) Cave nei colli Euganei: ripristino con dispendioso uso di denaro pubblico e non di chi ha scavato e deturpato i colli;
2) Amiantifera di Balangero. Nota cava di amianto fatta chiudere con una legge, dal veneto deputato (di minoranza) Gian Luigi Ceruti, che recitava: è vietato in Italia lo scavare di amianto e simili, nonché l’uso, nonché l’importazione ed esportazione a qualsiasi titolo di prodotti con base di asbesto. Resta tutta Italia ricca di capannoni e altro con coperture denominate “eternit”;
3) La concia è una attività a conduzione chimica poco degna per l’ambiente nelle valli del Chiampo e dell’Agno/Guà, ove essa si esercita, non avendone mai, chi dovere, valutato appieno dopo che essa era nata, aumentata a dismisura in luogo non idoneo, ai danni che essa ha provocato, provocherà, all’acqua (anche di falda), all’aria e al territorio, sopra e sotto, disseminato di discariche dei fanghi di depurazione di tale attività industriale.
OGGETTO: Depuratore di Arzignano.
Ho assistito il 23 luglio 2014 in Arzignano, nella sala all’interno del depuratore, alla presentazione dell’ennesimo ampliamento, ristrutturazione della linea 1, con adeguamento, trattamento del terziario. Riutilizzo parziale, ecc. costo dell’opera euro 11,6 milioni, tempo di realizzazione tra i tre e cinque anni.
Relatori principali quattro persone. Pubblico compreso addetti e sindaco di Arzignano sedici persone, questo a significare quanto l’argomento interessi!
Pubblicità dell’evento: quasi nulla nel territorio in cui vivo e le cui falde acquifere, località Almisano di Lonigo, sono in quarta classe (non esiste la quinta), contagiate dall’impero conciario, dalle cui falde attingono si calcola circa 250.000 persone. Tali dati si ricavano dal libretto fatto stampare a fine 2007, dai Comuni appartenenti al progetto GIADA: da Trissino a Lonigo.
Escursus storico (parziale)
Per caso, nel giugno 1982, ho seguito un affollato un convegno al teatro parrocchiale “Verdi” di Lonigo. Non sapevo nulla di concia ne di altro. Mi portarono a conoscenza di fanghi che avevo impaludato il Rio Acquetta (In tempo successivo imparai tutte le varie denominazioni di detto corso d’acqua: Canale Valdo, che da Chiampo alimenta la Roggia di Arzignano, che poi si denomina Roggia Grande. Dette si congiungevano, molto dopo l’anno 2000, fall’uscita del depuratore di Arzignano, con altro fossato che proveniva dalla località Costo di Arzignano, in pratica diluivano i reflui dello stesso depuratore. Da quel punto si denomina Rio, successivamente prima di immettersi nel bacino di Montebello vicentino, prende il nome di Rio Acquetta, subito dopo Almisano di Lonigo per brevissimo tratto si denomina Rio Camparolo e anche Rio Piovego Acquetta, nell’ultimo tratto, prima di uscire dal territorio di Lonigo, si congiunge al fosso di risorgiva Togna, da cui ne prende il nome. Arriva al ponte che congiunge Bagnolo di Lonigo con Santo Stefano di Zimella (VR), già prende il nome di Fossa, nel giungere a Cologna Veneta, già si denomina Fratta, nei pressi di Vescovana (PD), si congiunge al Gorzone, per finire sul fiume Brenta poco prina dello sbocco a mare a Chioggia. Il Gorzone andando a ritroso si denomina Brancaglia, Santa Caterina, Guà e, infine Agno, da quando parte da Recoaro.
Successivamente il contenuto del Rio Acquetta ricco di tutte le nefandezze chimiche venne svuotato e il quanto lo impaludava messo sugli argini, e sui campi adiacenti. Tale era la cultura ambientale di quegli anni e con l’agricoltura ci siamo cibati e il latte, prodotto dalle mucche che ruminavano il fieno o mais. dell’agricoltura locale, portato alla latteria di Montebello Vicentino.
Intanto arrivarono le prime risultanze chimiche:
– 24 settembre 1985 Presidio Multizonale di Prevenzioni di Vicenza. Tralascio il torrente Guà e riporto le conclusioni: Il campione d’acqua esaminato presente valori di parametri C.O.D. materiali sedimentari, cromo trivalente, ferro, solfuri, cloruri e ammoniaca tali da essere inidonea a qualsiasi uso e caratteristiche di qualità tali da classificarlo altamente inquinato;
– 4 ottobre 1985 Laboratori ecochimica (Dr. Formenton) di Vicenza
Rio Acquetta Valori di COD e ammoniaca estremamente elevati per un corso d’acqua. Fiume con elevato tasso di inquinamento da scarichi conciari. Elevata anche la presenza di cromo. Trattasi in pratica di uno scarico di fogna con apporto industriale e non di un corso d’acqua. Vi sono allegate anche le analisi del torrente Guà e Fiumicello Brendola con alte tracce di Solfuri e Cloruri. Coliformi totali 29.000 e streptcocchi 2.000.
Settembre 1986. Cologna Veneta. In una sala gremitissima di agricoltori infuriati arriva il Ministro all’Ambiente. Dr. De Lorenzo. Interventi e urla. Riesce solo dire ritorno a Roma e decido. Decide per il famoso collettore che dovrà condurre le acque allora erano indepurate, fino a farle diluire con il L.E.B. Lessineo Euganeo Berico, a Cologna Veneta, canale che preleva acqua dal fiume Adige e trasversalmente ora arriva fino ad Abano.
Proposta tanto cara agli assessori Regione Veneto Cimenti e Pietro Fabris, quest’ultimo, diventato poi senatore.
Il L.E.B. aveva quattro finalità: Irrigazione, diluizione, produrre energia elettrica e
idropotabile. Queste due funzioni mai messe in esercizio.
Scrive in merito Melotto Bruno, Sindaco di Pressana che De Lorenzo contava sulla regola del tacito assenso.
Successivamente alcuni sindaci veronesi, dell’area a sud di Lonigo, si recarono a Roma dal Ministro De Lorenzo e con somma sorpresa i loro tecnici, che dovevano fare assenso all’opera tubo collettore, non erano a conoscenza dei lavori già iniziati nonché trovarono carenza progettuale. Il comune di Pressana riassunse tutti i dati di inquinamento, progetti, testimonianze, analisi, relazioni, dichiarazioni dal 1983 al 1985 sulla insalubrità dell’acqua inadatta all’utilizzo in agricoltura. Del caso si occupò perfino il Consorzio di Bonifica Euganeo Berico che con nota precisa dichiarò che vi è insalubrità nell’usare acqua del Fratta, per l’utilizzo irriguo di radicchio e patata, le risorse agricole più importanti della zona servita. Il comune di Pressana riassunse il tutto su di apposito libretto: Pressana contro + l’inquinamento.
9 novembre 1985 sul quotidiano “La Stampa di Torino” esce un articolo sul Rio Acquetta , a firma Fazio, nel cui testo si legge di una sentenza del tribunale di Vicenza: non è reato inquinare un fiume inquinato!
26 Luglio 1988. Servizio Resoconti del consiglio Regionale. Presidente Bernini.
Da pagina 44 a pagina 108 vi sono numerosi interventi sull’argomento inquinamento concia e tubo collettore, a seguito mozione n° 133 del 1 luglio 1988 da parte di alcuni consiglieri regionali, dal titolo “La giunta regionale sospenda i lavori per il disinquinamento del bacino
Gorzone e studi di alternative tecnologiche rispettose dell’ambiente e delle attività agricole”.
A pagina 96 vi è l’intervento più significativo da parte del Consigliere Rugolotto, allora alto Dirigente Coldiretti di tutto il Veneto. Vi si legge…”in quell’area in quella zona, per decenni hanno aspettato l’acqua per l’irrigazione, hanno trasformato anche le colture e i lavori, e ora quest’acqua più salina recherà dei problemi: dipende da coltura a coltura; sulla patata e sulla bietola no, ma sulla coltura orticola, ora che quei prodotti ora sono molto di moda, ……bisogna limitare quello che sta a monte; se conserviamo queste grosse concentrazioni, queste grosse operazioni economiche di occupazione e di imprenditoria notevole, e fin troppo facile prevedere che dopo occorrono i depuratori e i tubi che portino via le cose. Ma, per me è troppo grande la concentrazione, che si risolverà con il tubo che va verso il mare. Non possiamo dire no al tubo perché non lo vogliamo. Lo so anch’io che sarà un danno notevole, sia se si ferma utilizzando l’area fra qualche anno, fra qualche decennio, l’agricoltura dovrà dimenticarsela. Ne vediamo già oggi le conseguenze. Possiamo inventare tutte le invenzioni tecnologiche che vogliamo, ma piano piano questo inquinamento andrà sempre più a valle.”
Dicembre 1992 – rivista edita da Edagricole anno XXVI n° 4 di supplemento vi è riportato, a cura di Giardini, Borin, Grigolo. Quest’ultimo lavorava all’Istituto di Genetica di Lonigo, a fianco del quale scorre il Rio Acquetta, a pagina 747 un articolo dal titolo: inquinamento geografico ed ambientale dell’area di studio, dedicata proprio al rio Acquetta: …”lungo il suo corso il fiume riceve acque di risorgiva, è inoltre ricettore di numerosissimi scarichi industriali ed infine riceve le acque del L E B che diluiscono i problemi. Il periodo di studio a Lonigo parte dal 1979 per alcuni parametri e termina valutandone 32 in complessivo nel 1989, indicando quali parametri superano i limiti di legge.
Al punto 3.3 di detta rivista il titolo è Valutazione dei possibili rischi ed indicazione operative.
…da quanto esposto nei paragrafi precedenti si deduce che la qualità irrigua delle acque del Fratta- Gorzone è tale da porre limitazioni alla pratica irrigua… le tipologie di inquinamento riscontrate possono originare le seguenti problematiche agronomiche ed ambientali: fenomeni di fitotossicità e di accumulo nel terreno di sostanze tossiche, rischi di natura igienico- sanitaria, degrado delle falde sotterranee, problemi di di meccanica distributiva, …forte presenza microbiologica, limitante pesantemente nelle attività orticole e frutticole…. , riduzione di produzione di fragola, fagiolino, cipolla e peperone…arrivando persino all’aspetto irriguo pluvio irrigazione che non dovrebbe essere praticata in aree di pubblico accesso o in zone di ricarica di falde.
27 Aprile 1994 a Lonigo il Sindaco emette ordinanza: divieto di utilizzare acque del rio Acquetta e fosso Raguia” a scopo irriguo. Sul Raguia scaricava il depuratore di Montebello Vicentino . I due corsi d’acqua si riunivano in piazza ad Almisano di Lonigo;
Ottobre 1997 – Cologna Veneta. L’assessore all’ambiente di Arzignano, (lo è stato dal 1995 al 1999) dichiara l’inquinamento conciario (intende Arzignano) è qui e qui va risolto. Ma fa di più. Su rivista ambientale riempie una pagina di dati….migliaia di tonnellate di solventi, 220-230 tonnellate giorno di fanghi derivanti dal processo di depurazione acque, discariche di rifiuti speciali in tutto il territorio comunale, peraltro in zona ricarica degli acquiferi, emissione di idrogeno solforato che raggiungono valori 100 volte superiori i limiti di legge.
Due depuratori pochi risultati….quello più grande ad Arzignano, che scarica sul Rio Acquetta con limiti molto elevati, grazie ad una proroga della Regione Veneto…giustificando l’impossibilità di ridurre i parametri della legge (Merli) …. dal dicembre 1992 le acque di uscita presentano concentrazioni di azoto ammoniacale che oscillano tra i 170 e 200 mg. litro , quando invece il limite di legge è 15 mg. litro. In assenza di deroghe…inoltre il monitoraggio, curato dalla amministrazione comunale, recita quanto segue: il Rio Acquetta, ricettore degli scarichi dell’impianto di depurazione di Arzignano, determinano costantemente una classe V di qualità, incompatibile con la sopravvivenza della maggior parte di macroinvertebrati acquatici… E’ evidente che la gestione privata del depuratore non ha dato i risultati positivi..,
,,,Alti consumi di risorse ambientali ed alti livelli di inquinamento contribuiscono ad abbassare i costi del singolo imprenditore, scaricando i costi, anche economici, sull’intera collettività…….a conferma di ciò la scoperta di questi giorni che il Rio Acquetta, che fiancheggia il depuratore ha nel suo letto evidenti e sostanziose presenze di cromo, prova di scarichi abusivi di qualche conceria……A questo punto penso sia doveroso chiedere alla regione e al ministero il commissariamento del depuratore…”
12 Ottobre 1998 l’assessore Provinciale di Vicenza, Dr. Formenton con sua a prot. N° 66.480/Eco, scrive: Trasmetto bozza dell’accordo come convenuto al termine dell’incontro del 7 ottobre u.s.” L’intesa era con la Regione Veneto, Sindaco di Arzignano, assessore Provinciale di Verona, Presidente Consiag (consorzio Adige Guà) nella cui parte seconda del punto due scrive….Va studiata l’opportunità di prevedere, per lo scarico finale, due punti di immissione: un primo direttamente nel LEB – che permetterebbe la diluizione dello scarico del “collettore”con tutta la portata del canale – un secondo nel Fratta. L’utilizzo del primo o del secondo punto sarà in funzione della regimazione delle acque.
A conoscenza del documento presento una personale lista alle elezioni consortili del consorzio di bonifica del dicembre 1999, venendo eletto. Unico privato nella storia del Consorzio. Cinque anni 32 consiglieri contro uno. L’argomento lo portai in tutte la riunioni. Sta di fatto che di quell’incontro e volontà di immettere inquinanti nel LEB non se ne riparlerà piùa tutt’oggi.
29 Gennaio 1999. su incarico del comune di Lonigo il Centro di Novoledo (Dueville) certifica che a Lonigo il Rio Acquetta …oltre ai soliti parametri fuori norma… solfati e cloruri, i coliformi totali sono 369000 contro i 20,000 di legge, i coliformi fecali 27.000 contro i 12.000 di legge, li strafilococchi 4.500 contro i 2.000.
7 Agosto 2000 le Analisi dell’Arpav di Verona, comunicate al Sindaco di Zimella, recitano che nel periodo gennaio/luglio 2000 vi è stato aumento nella concentrazione di alcuni parametri, effettuati sul fiume Togna,, su alcuni anioni quali cloruri e solfati e di alcuni cationi quali sodio e cromo. …..che mostra un aumento che porta il relativo valore da 710 us/cm di gennaio al valore di 7120 uS/cm di giugno;
14/7/2000 il Tar del veneto a Venezia, in merito a ricorso contro norme regionali, presentato dall’Unione Comuni Adige-Guà, annulla i provvedimenti della Regione:
mentre rigetta il 5/9/2000 altro ricorso presentato dalla stessa Unione perché non sussistono gli estremi per la sospensione di provvedimenti;
Il 31 agosto 2000 sul quotidiano Arena di Verona il giornalista Luca Fiorin, riporta a titoli cubitali, prima del suo articolo. La Togna ritorna inquinata: Poi prosegue: dopo l’entrata in funzione del “tubo collettore”, che scarica sul Togna, alle porte di Santo Stefano di Zimella, il fiume, già tormentato è nettamente aumentato. I prelievi del 13 luglio (2000) effettuati dall’Arpav indicano: cloruri, solfati, cromo, e sodio, sono più che duplicati rispetto a prelievo fatti a gennaio. Un peggioramento compreso un elevato inquinamento di salmonelle. Il sindaco di Zimella dichiarava: tempo fa avevamo, in via precauzionale, invitato i contadini di non avvalersi delle acque del Togna/Fossa/Fratta per in assenza di dati ufficiali. Il giorno stesso della messa in funzione del Tubo collettore, avvenuto il 20 maggio 2000, la chiavica -chiusa da anni – era stata immediatamente messa in funzione in zona Fattorelle di Lonigo, e tutta l’acqua del Rio Acquetta, che riceve nel suo corso molte risorgive, era stata tutta dirottata sulle campagne degli eredi Pisani dei Cantarella e altri, portando a secco il Rio Acquetta, che subito dopo, era alimentato da solo refluo dei cinque depuratori a monte!
L’1 settembre 2000, il commissario prefettizio del comune di Cologna Veneta emette Ordinanza di divieto di utilizzo ad uso irriguo delle acque del fiume Fratta-Fossa.
L’ordinanza è ancora valida. Oggi limitatamente ai prodotti orticoli patata e radicchio;
14 Dicembre 2000 il sindaco di Lonigo, in commissione regionale, accetta il “tubo collettore” al quale aveva detto di no l’anno prima.
20 Dicembre 2000, convegno di Cologna Veneta, l’Ing, Redi, direttore di Acque del Chiampo S.p.A., (depuratore di Arzignano) ha detto che la società da lui gestita non va confusa con i conciatori della vallata del Chiampo. In pratica gestisce un depuratore pubblico che non ha niente a che fare con la concia!!, anche se poi precisa che nulla può fare per i solfati e cloruri che escono dal depuratore. Per inciso la salinità allora era di 2000 milligrammi litro.
27 febbraio 2001. Il giornale di Vicenza a pagina 18 titola: La concia è in pericolo. Bisogna ultimare il tubo nell’arco di due anni. Il Dr. Formenton, assessore provinciale dice: lo scarico delle acque depurate, non deve finire a Lonigo, ma devono proseguire fino a Cologna Veneta, altrimenti salta tutto tutto il sistema e quindi sospendere la lavorazione delle concerie.
Delibera di Giunta Regione Veneto n° 838 del 5 Aprile 2001.
L.R. 33/1985 art, 19 …gli effluenti di cinque depuratori: Trissino, Arzignano, Montecchio maggiore, Montebello vicentino e Lonigo, sono attualmente convogliati in unico collettore e scaricati nel Rio Acquetta, i limiti sono quelli previsti dalla tab 2 del P R R A . Il collettore verrà realizzato fino a Cologna veneta. Ricevendo la certezza che il L E B dia la portata di diluizione di mc. Al secondo dal 1 aprile al 30 settembre e mc, 10 dal 1 di ottobre al 31 marzo di ogni anno e la realizzazione di un impianto di sterilizzazione dei reflui con il sistema a raggi ultravioletti,…la riduzione dei sali al 25% …deroga triennale per i cloruri e i solfati rispettivamente a 2000 e 1500 milligrammi/litro.
Il fascicolo relazione della CCIAA di Vicenza del maggio 2002, a pagina 43 riporta:
L’industria della concia utilizza il 17% delle risorse idriche del vicentino.
Perché, è bene sapersi, la concia non usa acqua di fiume ma solamente acqua potabile.
14 Luglio 2002 convegno di Anguillara. Gli inquinanti salini sono 1100 quintali al giorno, sono molto alti i solfati e altro, così li definisce lo stesso assessore provinciale di Vicenza, Dr Walter Formenton, con danno irreversibile all’agricoltura.
27 Luglio 2002. Titola a pagina 21 il giornale di Vicenza: mezzo veneto arrabbiato per gli scarichi vicentini. Nel proseguo si legge ..L’altra sera a Cologna veneta si sono riuniti i sindaci veronesi e padovani, per organizzare la battaglia contro l’acqua che arriva giù dentro il Fratta – Gorzone, in quanto gli inquinanti sono derogati fino a 2000 mg/litro per i cloruri e 1500 per i solfati, quando il limite di legge è rispettivamente 1200 e mille. C’era pure un rappresentante del comune di Chioggia, dato che l’inquinamento finisce laggiù. Per cui è partita una lettera di reclamo al sindaco di Arzignano Signorin.
8 Marzo 2005 a pagina 23 del quotidiano il giornale di Vicenza, si leggono due interventi: quello del Dr, Walter Formenton, assessore della Provincia di Vicenza e quello del sindaco di Arzignano Fracasso. Tutte e due soddisfatti dei risultati. Il tubo collettore è stato finalmente allungato fino a Cologna veneta, usufruendo della diluizione del canale LEB. In più la concia non aggiunge, come per il passato sale, anzi battono le pelli per toglierlo, molte di quelle importate sono già semilavorate, quindi niente sale, rimanendo solo interamente le attività di rifinizioni pelli (attività di verniciatura pelli utilizzante grandi quantità di solventi).
11 Maggio 2010. Nel consiglio comunale di Cologna Veneta all’ordine del giorno vi è l’argomento acqua. Il consigliere Boscagin aggiunge che il 10 marzo (del 2010) a proposito del gravissimo inquinamento del Fratta-Gorzone , un artticolo sul Giornale di Vicenza precisa che un altro ispettore del fisco ha preso mazzette per 150mila euro. Il tutto derivante da indagine della magistratura eseguita al depuratore di Montebello, che coinvolge dipendenti del consorzio, e molti altri indagati, perché era una truffa atta a ingannare anche i dipendenti dell’Arpav che andavano a verificare gli impianti del depuratore stesso.
Un paio di mesi fa alcuni sono stati condannati. Ma il consorzio Medio Chiampo li sta sostenendo finché tutto andrà in prescrizione. Basta attendere e questo succederà.
30 ottobre 2011 il quotidiano L’Arena pubblica il resoconto di presentazione VIA, avvenuto a Cologna Veneta, di progetto di ampliamento del depuratore di Trissino, avvenuto giorni primi, il quale porterà a Cologna Veneta più inquinanti in tonnellate annue, i cloruri passeranno da 2069 a 2262, i solfati da 1695 a 1857, i solidi sospesi da 82 a 90, i valori BOD e COD cresceranno rispettivamente di 7 e 27. L’intervento del consigliere comunale del comune, Sig. Boscagin, si legge: sono quarant’anni che ci mangiamo le vostre schifezze e continueremo mangiarcele, anzi ne riceveremo un 10% in più. Relatori presenti quella sera 12 pubblico, giornalista compreso: sei.
DENARO PUBBBLICO IMPIEGATO
I una delle relazioni dello studio Altieri, che ha progettato e fatto realizzare molto opere attinenti il territorio e la concia, si legge che fino al 1985 si erano già spesi oltre 100 miliardi di lire, utilizzando fondi FIO.
Nel 1986 su di un microbico annuncio sul quotidiano il Sole 24 ore si legge che la Regione Veneto ha aperto il bando per la costruzione di un inceneritore dei fanghi conciari. Base d’asta 18.500.000.000 di Lire. La notizia si diffonde vengono raccolte migliaia di firme, fece scalpore quella dell’allora Vescovo di Vicenza. La cosa fini lì. Ma il denaro è stato utilizzato dal sistema concia ad Arzignano. Infatti si è acquistata una pressa, ed una apparecchiatura per asciugare i fanghi.
18 Luglio1986 sulla gazzetta Ufficiale di Legge. La Regione Veneto con Legge Regionale n° 33 dal titolo “Provvedimenti per l’attuazione dei progetti FIO relatvi all’anno 1985. il consiglio regionale ha approvato per il disinquinamento del bacino del Gorzone (leggi Arzignano) ha ammesso,a beneficiare Lire 59.890.000=
L’anno successivo altri 2miliardi per il sotto passo del fiume Guà a a sud della stazione di Montebello Vicentino, del tubo collettore per immettervi gli scarichi del del depuratore di Montecchio Maggiore (occorrevano le acque per diluire i problemi della concia secondo la progettazione Altieri).
Nello stesso periodo a proposito della situazione nel Veneto, la Regione Veneto fece stampare un fascicolo, al quale allegava una cartografica a colori dei fiumi inquinati. Il tratto più lungo, guarda caso, partiva da Arzignano e arrivava fino alla provincia di Rovigo, in colore rosso (classe peggiore, per proseguire in colore giallo fino al mare, mentre a proposito del Fratta Gorzone vi si legge: Il bacino del Fratta-Gorzone sopporta i più elevati carichi inquinanti dell’intero reticolo idrografico regionale, dovuti alla presenza di industrie ad alto rischio ambientale (settore conciario) che alla presenza di un intensa attività produttiva agricola e zootecnica”.
Il 28 Luglio 2002 il Giornale di Vicenza riporta a titoli cubitali: Ambiente ci pensa Giada, progetto finanziato dall’Unione Europea, sotto osservazione il distretto conciario della Valchiampo. Poi silegge …finanziato dalla UE, il contributo più cospicuo ottenuto in Italia nell’ambito dello strumento finanziario denominato “Life Ambiente”-
Non è indicata, purtroppo, la cifra.
TUBO COLLETTORE
Il tubo collettore nacque come alterativa alla chiusura delle concerie. Ogni depuratore aveva l’obbligo di scaricare, in un luogo ove vi fosse sei volte tanta acqua quanta il depuratore scaricava alla fine del ciclo.
Lo studio Altieri di Thiene dapprima riunì lo scarico dei cinque noti depuratori. Due prettamente conciari: Arzignano e Montebello Vicentino, gli altre tre per diluire i problemi di dei citati. In pratica sbagliò la previsione. Successivamente k
E’ stato posizionato dalla Coopcostruttori di Argenta, tra il 1988 e il 1989., Il Presidente della cooperativa è stato inquisito e arrestato su altre opere nel momento di “mani Pulite”.
Il ribasso d’asta è stato del 55%. Trattasi di 35 km. Da Trissino, raccogliendo via via i liquami dei depuratori di Arzignano, con una linea apposita qullo di Montecchio Maggiore, infine quello di Montebello per terminare a sud di Lonigo nel Rio Acquetta. Il depuratore di Lonigo aveva una linea a se. Anche se terminava sullo stesso posto.
I collaudi sono stati eseguiti il 14/3/1997 e 5/10/1999, dall’Ing: Chiappini e il Dr. Bocus.
Successivamente il tubo è stato allungato fino a Cologna Veneta, alla confluenza tra il Fratta, ed il L E B, da cui riceve abbondante acqua di diluizione.
I tubi sono “a bicchiere”, uno si infila sull’altro. Sotto è stato steso un tessuto non tessuto. Il capitolato prevedeva una soletta sottostante in cemento armato.
Ogni giorno il tubo collocato veniva interrato. Non vi è foto d’insieme. Ho eseguito foto a terra e anche in deltaplano (vigilia di Pasqua 1988) per cui ho foto dei tubi messi nel terreno per essere allocati. Quando ti avvicinavi, specie con macchina fotografica venivi cacciato. Ho forti dubbi se sia o meno stata eseguita la soletta sottostante il tubo, nel tratto a sud della linea ferroviaria dalla stazione di Montebello Vicentino al sottopasso ferroviario che da Monticello di Fara di Sarego conduce alla attuale strada regionale 11.
Ho scattato alcune foto in loco. Vi erano diverse pompe che aspiravano acqua dal sottosuolo, specie nel tratto più vicino alla stazione. In tali condizioni è impossibile fare una gettata cementizia. In quel luogo una autobetoniera deve fare un tragitto campestre, di chilometri. dove non vi è carrareccia. Vi è un solo accesso, nel tratto già detto, transitabile solo con vetture, in quanto il sottopasso autostradale non permette di più.
In quanto sia a tenuta stagna lo lascio credere ai bambini. Perdono gli acquedotti che sono supercontrollati e non percola il tubo?
Dopo anni di “dormienza” venne messo in funzione il 28 maggio 2008 fino a Lonigo, con il beneplacito consenso del veronese assessore regionale Giorgietti, e messo sotto la responsabilità della Ing. Ferretti, dipendente della Provincia di Vicenza, con nota 240507amb. Del 27/4/2008, non solo per il tratto vicentino ma anche per il tratto del Fratta fino a Cologna Veneta.
14 Luglio 1988, con lettera a protocollo 2.2358 s/bce, il Sindaco di Arzignano scrive alla gestione del LEB. Motivo: ma non era la prima volta, le pareti del LE B erano colassate. La quantità d’acqua evidentemente ridotta. Ma la preoccupazione di Signorin non era perché l’agricoltura avesse poca acqua per irrigare, ma solamente perché non vi era sufficiente acqua per diluire il Fratta. Avrebbe fatto seccare i raccolti nei campi pur di non ridurre l’attività conciaria. Proprio molto coerente e…scusate la franchezza: non mi interessa degli altri! Il Consorzio LEB e i collegati consorzi di bonifica riuscirono accontentare tutti comunque, per il non breve periodo della ricollocazione delle pareti del canale che rischiava di rompersi.
ATTUALE SINDACO DI LONIGO
Dapprima contrario 1999, poi nel 2000 favorevole al tubo. Ha sempre vantato la qualità dell’acqua dei pozzi acquiferi di Almisano Lonigo. In tutte le salse, anche se i documenti GIADA riportavano diversamente. Si sveglia improvvisamente il 22/4/2012, quando manda una mail a tutti i suoi (ancor oggi) assessori… ”vi sono nelle 11 discariche (sarebbero 13) di fanghi conciari fra Arzignano, Montorso, Zermeghedo, poste su un terreno ghiaioso e permeabile. Se si verificasse una rottura della guaina protettiva (per terremoti, assestamenti terreno, ecc.) cosa succederebbe alle nostre falde acquifere? ½ Veneto non potrebbe più utilizzare l’acqua nemmeno ai fini irrigui, io sono favorevole che vengano inertizzati i fanghi e chiudere tutte quelle discariche per poter garantire la salubrità della nostra acqua.”
Anche se era favorevole all’incenerimento dei fanghi conciari prodotti ed anche toglieer quelli delle discariche di fanghi presenti.
Questo progetto bloccato da un anno dal sindaco Gentilin di Arzignano. Sul cui territorio doveva essere collocato l’impianto.
A proposito di discariche conciari, ve ne è una in riempimento, collocata nel punto più stretto tra il Rio Acquetta e il torrente Guà, proprio alla fine dell’attuale bacino di Montebello Vicentino, che impedisce all’acqua di piena dello stesso bacino in caso di piena. Il Milani, che fece realizzare il bacino tra il 1927 e 1928, preveda la capienza fino a 9milioni di mc, oggi impediti da qualche genio che ha ostruito PER SEMPRE tale capacità: Onore al merito!
CONCLUSIONE
Ovvio che sono contrario a quanto detto il 23/7, non solo alla modifica ma a tutta l’attività conciaria perché pensa solo ai suoi interessi fregandosi di quello che succede e dei danni irreversibili al territorio, come ampiamente ho descritto e che non ulteriormente descritto, come quando mi recavo in corte ZIN, a fianco di un salto (aveva un mulino) sul rio Acquetta, in Via Molino ad Almisano di Lonigo e vi trovavo la corte piena di schiuma (conciaria) e paratie davanti agli ingressi della sua abitazione.
Distinti saluti.
Vittorio Rizzoli