Verona, sostanze Pfas nella Bassa, le analisi delle acque nei pozzi saranno a carico dei privati

Le modalità ed i termini di pagamento per i cittadini saranno indicati nella fattura emessa a seguito dell’attività svolta. L’azienda fornirà inoltre gratuitamente ai Comuni, su richiesta, il materiale necessario per il prelievo di campioni


Si è svolto nella sede di Legnago di Acque Veronesi l’incontro tra la società consortile e i rappresentanti di alcune amministrazioni della pianura, compresi i referenti delle Ulss 20 e 21. La riunione ha avuto come oggetto la definizione delle linee guida in merito alla questione Pfas (sostanze perfluoro-alchiliche nell’acqua destinata al consumo umano) e ai “Primi indirizzi operativi per l’utilizzo dei pozzi privati ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque destinate al consumo umano”.
Acque Veronesi ha confermato che le analisi relative all’eventuale presenza di elementi inquinanti potranno essere svolte anche nel proprio laboratorio e che il costo sarà calmierato ad 80 euro (più Iva) per ogni campione analizzato, con oneri a carico del titolare dell’impianto (i privati). Le modalità ed i termini di pagamento per i cittadini saranno indicati nella fattura emessa a seguito dell’attività svolta. L’azienda fornirà inoltre gratuitamente ai Comuni, su richiesta, il materiale necessario per il prelievo di campioni, offrendo così un servizio che non rientra tra i suoi compiti istituzionali. I cittadini interessati a tali attività dovranno rivolgersi alle amministrazioni competenti, che avranno il compito di coordinare tutte le attività di prelievo dei campioni e concordare con il laboratorio analisi le regole di consegna degli stessi.

La recente Deliberazione della Giunta Regionale disciplina infatti alcune attività essenziali per la tutela sanitaria della popolazione esposta a sostanze perfluoroalchiliche nelle acque sotterranee. Queste azioni prevedono la ricognizione dei pozzi privati presenti nell’ambito territoriale di riferimento, tenendo conto delle mappature della distribuzione dell’inquinamento messe a punto dall’Arpav; l’individuazione dell’utilizzo di quelli ad impiego potabile e l’indicazione, in presenza di concentrazioni elevate, di allacciarsi alla rete acquedottistica dove possibile o, all’utilizzo di sistemi di abbattimento, dove non è possibile l’allacciamento. Sempre in base a quanto previsto dalla delibera, il titolare del pozzo privato è tenuto ad effettuare e produrre le analisi delle acque prelevate (indipendentemente dagli altri adempimenti necessari, comunque previsti da norme statali e regionali). L’azienda ha ricordato ai presenti che tali procedure si riferiscono esclusivamente alla questione Pfass, dato che per legge non è abilitata a emettere giudizi di idoneità dell’acqua destinata al consumo umano, giudizio che è di esclusiva competenza delle aziende Ulss. “L’incontro rientra in una serie di appuntamenti che Acque Veronesi sta portando avanti in coordinamento con le aziende sanitarie e i comuni interessati dal problema – ha commentato il presidente Massimo Mariotti –. Diverse amministrazioni della provincia scaligera e alcune del Vicentino e del Padovano (circa una decina, compresa la città di Vicenza) hanno già iniziato ad inviare i campioni per le analisi al nostro laboratorio che, è bene ricordarlo, è l’unico in Veneto e tra i pochi in Italia ad essere accreditato per la ricerca delle sostanze perfluorurate”.