fonte immagine: Regione Veneto

Veneto, inquinamento PFAS: 110mila abitanti sotto monitoraggio, test per 10 anni

Si è riunito in Veneto il Comitato tecnico regionale per fare il punto sulla situazione dell’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) che interessa le province di Vicenza, Verona e Padova. Controlli ambientali continui e sorveglianza sanitaria: 109.029 abitanti sottoposti a monitoraggio per 10 anni per un costo di 100 milioni di euro l’anno

“Ci sono significativi sviluppi nell’ambito della vicenda dell’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) che ha interessato ampie aree del Veneto: l’Azienda Miteni Spa presenterà infatti domani (oggi perm chi legge, ndr) al Comune di Trissino il proprio Piano di Bonifica, che sarà poi valutato dall’Arpav e dalla Provincia di Vicenza”.
Ad annunciarlo è la Regione Veneto:
“La notizia – spiega la Regione – è emersa nel corso della riunione dello specifico Comitato, istituito dalla Regione e composto dai tecnici regionali della Sanità, dell’Ambiente e dell’Agricoltura, convocato per fare il punto della situazione e valutare le iniziative predisposte per la sorveglianza sanitaria sugli abitanti delle zone coinvolte. Erano presenti all’incontro gli Assessori regionali all’Ambiente e alla Sanità”.
La vicenda PFAS è iniziata 
nel corso dell’estate del 2013, quando a seguito di alcune ricerche sperimentali su potenziali inquinanti “emergenti” effettuate su incarico del Ministero dell’Ambiente, è stata segnalata, in alcune zone del Veneto, la presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili. Si tratta di sostanze una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell’ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo. La Regione Veneto ha attivato immediatamente una Commissione Tecnica Regionale e una serie di azioni finalizzate alla tutela prioritaria delle salute pubblica, fra le quali interventi immediati  sull’acqua potabile nell’area interessata mediante l’istallazione di specifici filtri a carboni attivi, attivazione di un sistema specifico di sorveglianza analitica, formazione egli operatori sanitari e non, regolamentazione dell’utilizzo dei pozzi privati ad uso potabile eattività di monitoraggio e controllo sulle acque. L’inquinamento riguarda 79 comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova.Nel luglio 2013 l’Arpav inviò alla magistratura una nota in cui indicava come fonte della contaminazione la ditta Miteni di Trìssino (VI), azienda chimica dal 2009 di proprietà della multinazionale tedesca Weylchem del gruppo International Chemical Investors (Icig), e l’unica in Italia a produrre Pfas in Italia. I Pfas sono utilizzati per trattare pelli e tessuti (Goretex), rivestimenti di carta e cartone anche per alimenti, fondi antiaderente per cottura cibi (Teflon).
L’azienda ha sempre negato ogni responsabilità: in una nota dello scorso 21 aprile dichiarava che “la presenza di Pfas nell’area descritta  non può essere dovuta alla falda dello stabilimento Miteni. Un’area così vasta va necessariamente riferita al sistema di scarichi consortili a cui sono collegate centinaia di aziende del territorio. Miteni non produce più da anni Pfos e Pfoa, dal 2011, e ancora prima i reflui delle lavorazioni erano inviati a sistemi di trattamento esterni. Pfos e Pfoa vengono usati tutt’oggi da oltre duecento industrie del settore conciario e manifatturiero presenti nella zona che li acquistano sul mercato estero, imprese che sono allacciate agli stessi scarichi consortili a cui è allacciata Miteni. Le acque in uscita dallo stabilimento di Trissino sono sotto costante controllo, trattate con sistemi che rispondono pienamente alle indicazioni del Consorzio senza che vi sia mai stato alcun superamento dei limiti richiesti. L’azienda ha peraltro investito nel trattamento delle acque e in interventi ambientali negli ultimi anni oltre 15 milioni di Euro.
Miteni collabora fin dagli anni Novanta con le istituzioni nazionali e internazionali per la ricerca sui Pfas e i possibili effetti sull’ambiente e sull’uomo, ancora in fase di studio. Confermiamo ogni disponibilità a condividere gli studi svolti in questi anni e siamo pronti a ogni confronto con le istituzioni”.Il piano di bonifica che viene presentato oggi non riguarda comunque l’inquinamento delle acque superficiali, rispetto al quale l’azienda continua a respingere ogni accusa, ma si tratta di quello che più propriamente viene chamato “MISO” ovvero il piano di messa in sicurezza operativo: un documento che riassume tutti gli interventi eseguiti nel tempo dall’azienda sulla falda sottostante lo stabilimento.  Sorta negli anni 60, l’azienda ha via via adeguato i controlli e gli interventi di pulizia da agenti inquinanti  sulla base dell’aggiornamento delle normative e delle nuove prescrizioni: il documento, che verrà sottoposto alla valutazione della Conferenza dei servizi, traccia una sintesi di tutti gli interverventi di mitigazione che Miteni ha posto in essere da allora ad oggi. Nel corso della riunione, sono stati anche definiti i particolari del monitoraggio ambientale in corso e di quello sanitario, che coinvolgerà una popolazione di 109.029 abitanti.
“Per quanto concerne gli aspetti ambientali – spiega ancora la regione Veneto, l’Arpav sta effettuando controlli senza soluzione di continuità. Tutto il territorio veneto è stato valutato e suddiviso in diverse aree a seconda della presenza o meno e dell’entità degli inquinanti rilevati. I prelievi, già oltre 5 mila, proseguiranno in tutti i territori dove è emersa in qualsiasi quantità, anche minima (“sotto soglia”) la presenza di queste sostanze”.

“Complessa la macchina dei controlli sanitari – prosegue la nota – che dovranno durare una decina d’anni per verificare nel tempo gli eventuali effetti sulla salute e farne una valutazione epidemiologica, costeranno oltre 100 milioni di euro l’anno, e verranno effettuati sui tutti i residenti dell’area “di massima esposizione” (area rossa), delineata nei Comuni di Albaredo d’Adige, Alonte, Arcole, Asigliano Veneto, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Brendola, Cologna Veneta, Legnago, Lonigo, Minerbe, Montagnana, Noventa Vicentina, Poiana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Terrazzo, Veronella, e Zimella, per un totale di 109.029 persone.
La sorveglianza è stata organizzata su due livelli: il primo, per tutti ed esente ticket, prevede l’effettuazione di una serie di esami, il secondo prevede i necessari approfondimenti rivolti a coloro che dovessero presentare anomalie negli esami. Saranno chiamati a sottoporsi alla valutazione tutti i cittadini compresi tra 14 e 65 anni. I controlli verranno ripetuti ogni 12 mesiSu un’area allargata (arancio e giallo)  sarà attuata una sorveglianza attiva della popolazione con la possibilità di accedere agli esami di screening o di approfondimento se in presenza di sintomi o di sospette condizioni cliniche rilevate in ambito ospedaliero o segnalate dai Medici di Medicina Generale sul territorio. Per tutte le aree (compresa quella verde) dove sono stati riscontrati Pfas ma sotto soglia e dove permane la sorveglianza ambientale) rimarrà attiva la sorveglianza epidemiologica”