Report dell’audizione del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua presso la Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati
Report dell’audizione del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua presso la
Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati
29 Settembre 2014
Il 29 Settembre si è svolta l’audizione del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua presso la Commissione Ambiente della Camera.
Per il Forum erano presenti Marco Bersani, Augusto De Sanctis e Paolo Carsetti, mentre per il Coordinamento degli Enti Locali ha partecipato Bengasi Battisti.
Presenti circa una decina di parlamentari,, afferenti a diverse forze politiche sia della maggioranza che dell’opposizione.
L’audizione aveva al centro della discussione il decreto 133/2014, cosiddetto “Sblocca Italia”.
In sintesi è stata riportata all’attenzione della Commissione il giudizio assolutamente negativo in merito ai contenuti del provvedimento il quale è stato ribadito costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare le bonifiche.
In particolare è stata sottolineata la gravità di quelle norme inserite nel Capo III, art. 7 che mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico. Infatti, con questo decreto si modifica profondamente la disciplina riguardante la gestione del bene acqua arrivando ad imporre un unico gestore in ciascun ambito territoriale e individuando, sostanzialmente, nelle grandi aziende e multiutilities, di cui diverse già quotate in borsa, i poli aggregativi.
E’ stato evidenziato anche come questo si configuri come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità. In questo provvedimento, probabilmente, verranno inserite quelle norme, in parte già presenti nelle prime versioni del decreto circolate all’indomani del Consiglio dei Minsitri di fine agosto, volte a imporre agli Enti Locali la collocazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, oltre a quelle che costringono alla loro fusione e accorpamento secondo le prescrizioni previste dal piano sulla “spending review”. Ciò garantirebbe un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi. Si arriverebbe, addirittura, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
E’ stato fatto presente che un piano complessivo, così come descritto e come sembra essere effettivamente nelle intenzioni del Governo, presenta numerosi profili di illegittimità rispetto alla disciplina europea in materia di tutela della concorrenza (vedasi prolungamenti delle concessioni) e di incostituzionalità per essere in contrasto con l’esito referendario.
E’ stata anche ribadito come questo provvedimento vada ulteriormente a comprimere l’autonomia degli Enti Locali in merito alla gestione dei servizi pubblici e più in generale dei beni comuni, e come ciò risulti decisamente in antitesi rispetto alla volontà popolare espressa con i referendum. Si evidenzia dunque un vulnus democratico a cui le istituzioni sono chiamate a porre rimedio anche tramite la modifica radicale del decreto.
In ultimo è stata fatto una ricongnizione rispetto alle conseguenze negative che lo “Sblocca Italia” avrà rispetto a diverse questioni ambientali. In particolare è stato evidenziato come:
si modifichi ancora una volta la normativa in materia di bonifiche giungendo a estendere a tutti i Siti d’Interesse Nazionale il cosiddetto modello “Mose”, con commissariamento e affidamento ad un unico soggetto di tutte le procedure, con possibilità di cambiare i piani regolatori per favorire la cementificazione;
si consolidi la cosiddetta “deriva petrolifera” della strategia energetica facendo diventare d’interesse strategico nazionale, sostanzialmente, tutto ciò che riguarda gli idrocarburi, ovvero gasdotti, gassificatori, pozzi petroliferi e di gas, siti di stoccaggio. Inoltre è prevista l’avocazione a Roma dei procedimenti di VIA per i pozzi in terraferma. E’ stato denunciato con forza il fatto che questo provvedimento punta a riaprire alla ricerca petrolifera il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno.
In conclusione la delegazione ha ribadito la propria disponibilità a proseguire il confronto e a mettere a disposizione della Commissione un documento elaborato in merito al decreto oggetto dell’audizione (in allegato).
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
—
Paolo Carsetti
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Via di S. Ambrogio n.4 – 00186 Roma
Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00; Cell. 333 6876990
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org –
Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati
29 Settembre 2014
Il 29 Settembre si è svolta l’audizione del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua presso la Commissione Ambiente della Camera.
Per il Forum erano presenti Marco Bersani, Augusto De Sanctis e Paolo Carsetti, mentre per il Coordinamento degli Enti Locali ha partecipato Bengasi Battisti.
Presenti circa una decina di parlamentari,, afferenti a diverse forze politiche sia della maggioranza che dell’opposizione.
L’audizione aveva al centro della discussione il decreto 133/2014, cosiddetto “Sblocca Italia”.
In sintesi è stata riportata all’attenzione della Commissione il giudizio assolutamente negativo in merito ai contenuti del provvedimento il quale è stato ribadito costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare le bonifiche.
In particolare è stata sottolineata la gravità di quelle norme inserite nel Capo III, art. 7 che mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico. Infatti, con questo decreto si modifica profondamente la disciplina riguardante la gestione del bene acqua arrivando ad imporre un unico gestore in ciascun ambito territoriale e individuando, sostanzialmente, nelle grandi aziende e multiutilities, di cui diverse già quotate in borsa, i poli aggregativi.
E’ stato evidenziato anche come questo si configuri come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità. In questo provvedimento, probabilmente, verranno inserite quelle norme, in parte già presenti nelle prime versioni del decreto circolate all’indomani del Consiglio dei Minsitri di fine agosto, volte a imporre agli Enti Locali la collocazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, oltre a quelle che costringono alla loro fusione e accorpamento secondo le prescrizioni previste dal piano sulla “spending review”. Ciò garantirebbe un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi. Si arriverebbe, addirittura, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
E’ stato fatto presente che un piano complessivo, così come descritto e come sembra essere effettivamente nelle intenzioni del Governo, presenta numerosi profili di illegittimità rispetto alla disciplina europea in materia di tutela della concorrenza (vedasi prolungamenti delle concessioni) e di incostituzionalità per essere in contrasto con l’esito referendario.
E’ stata anche ribadito come questo provvedimento vada ulteriormente a comprimere l’autonomia degli Enti Locali in merito alla gestione dei servizi pubblici e più in generale dei beni comuni, e come ciò risulti decisamente in antitesi rispetto alla volontà popolare espressa con i referendum. Si evidenzia dunque un vulnus democratico a cui le istituzioni sono chiamate a porre rimedio anche tramite la modifica radicale del decreto.
In ultimo è stata fatto una ricongnizione rispetto alle conseguenze negative che lo “Sblocca Italia” avrà rispetto a diverse questioni ambientali. In particolare è stato evidenziato come:
si modifichi ancora una volta la normativa in materia di bonifiche giungendo a estendere a tutti i Siti d’Interesse Nazionale il cosiddetto modello “Mose”, con commissariamento e affidamento ad un unico soggetto di tutte le procedure, con possibilità di cambiare i piani regolatori per favorire la cementificazione;
si consolidi la cosiddetta “deriva petrolifera” della strategia energetica facendo diventare d’interesse strategico nazionale, sostanzialmente, tutto ciò che riguarda gli idrocarburi, ovvero gasdotti, gassificatori, pozzi petroliferi e di gas, siti di stoccaggio. Inoltre è prevista l’avocazione a Roma dei procedimenti di VIA per i pozzi in terraferma. E’ stato denunciato con forza il fatto che questo provvedimento punta a riaprire alla ricerca petrolifera il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno.
In conclusione la delegazione ha ribadito la propria disponibilità a proseguire il confronto e a mettere a disposizione della Commissione un documento elaborato in merito al decreto oggetto dell’audizione (in allegato).
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
—
Paolo Carsetti
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Via di S. Ambrogio n.4 – 00186 Roma
Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00; Cell. 333 6876990
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org –
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua – Referendum Acqua Pubblica
acquabenecomune.org|Di Super User
Questa è la relazione del Forum che abbiamo giò inviata ai deputati sullo Slocca Italia contro l’agressione a tutti i nostri beni comuni : Analisi del decreto 133/2014 “Sblocca Italia”
On. Presidente, Onorevoli Deputati,
siamo qui a nome del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua chiamati ad intervenire in merito al decreto 133/2014, cosiddetto “Sblocca Italia”.
A nostro avviso tale decreto costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare la procedura delle bonifiche.
Più nel dettaglio ci teniamo a evidenziare quelle delle norme che, modificando profondamente la disciplina riguardante la gestione dell’acqua, mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico.
In particolare l’articolo 7 modifica quella parte del Testo Unico Ambientale (D. lgs 152/2006) che riguarda la gestione del servizio idrico integrato, stravolge il principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero passaggio da “unitarietà della gestione” a “unicità della gestione”, e impone progressivamente il gestore unico per ogni ambito territoriale che sarà scelto tra chi già gestisce il servizio per almeno il 25 % della popolazione che insiste su quel territorio, ovvero le grandi aziende e/o multiutilities;
Questo provvedimento, quindi, appare ispirarsi agli stessi principi del piano sulla “spending review” con cui si prevede l’obbligo ad aggregazioni e fusioni tra aziende, ovvero individuare dei poli aggregativi intorno alle multiutilities. Inoltre, è opportuno segnalare che per favorire tali processi Cassa Depositi e Prestiti ha annunciato di mettere a disposizione 500 milioni di €, divenendo dunque uno degli attori protagonisti ed uscendo ulteriormente rafforzata in questo ruolo da quanto contenuto nell’ art. 10.
Ciò, dal nostro punto di vista, si configura, dunque, come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Legge di Stabilità, che dovrà essere presentata entro il 15 Ottobre, in cui probabilmente verranno inserite quelle norme volte a imporre agli Enti Locali la collocazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, oltre a quelle che costringono alla loro fusione e accorpamento secondo le prescrizioni previste dal piano sulla “spending review”. Ciò garantirebbe un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi. Si arriverebbe, addirittura, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
Di fatto si realizzerebbe una vera e propria finanziarizzazione dei beni comuni.
Un piano complessivo, così come descritto e come sembra essere effettivamente nelle intenzioni del Governo, a nostro avviso, presenta numerosi profili di illegittimità rispetto alla disciplina europea in materia di tutela della concorrenza (vedasi prolungamenti delle concessioni) e di incostituzionalità per essere in contrasto con l’esito referendario.
In ultimo ci teniamo a sottolineare alcune delle conseguenze negative che questo decreto avrà rispetto a diverse questioni ambientali. In particolare evidenziamo che:
si modifica ancora una volta la normativa in materia di bonifiche giungendo a estendere a tutti i Siti d’Interesse Nazionale il cosiddetto modello “Mose”, con commissariamento e affidamento ad un unico soggetto di tutte le procedure, con possibilità di cambiare i piani regolatori per favorire la cementificazione;
si consolida la cosiddetta “deriva petrolifera” della strategia energetica facendo diventare d’interesse strategico nazionale, sostanzialmente, tutto ciò che riguarda gli idrocarburi, ovvero gasdotti, gassificatori, pozzi petroliferi e di gas, siti di stoccaggio. Inoltre è prevista l’avocazione a Roma dei procedimenti di VIA per i pozzi in terraferma.
Ci preme in ultimo denunciare con forza il fatto che questo provvedimento punta a riaprire alla ricerca petrolifera il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno.
Si ringraziano gli Onorevoli Deputati della cortese attenzione.
On. Presidente, Onorevoli Deputati,
siamo qui a nome del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua chiamati ad intervenire in merito al decreto 133/2014, cosiddetto “Sblocca Italia”.
A nostro avviso tale decreto costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare la procedura delle bonifiche.
Più nel dettaglio ci teniamo a evidenziare quelle delle norme che, modificando profondamente la disciplina riguardante la gestione dell’acqua, mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico.
In particolare l’articolo 7 modifica quella parte del Testo Unico Ambientale (D. lgs 152/2006) che riguarda la gestione del servizio idrico integrato, stravolge il principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero passaggio da “unitarietà della gestione” a “unicità della gestione”, e impone progressivamente il gestore unico per ogni ambito territoriale che sarà scelto tra chi già gestisce il servizio per almeno il 25 % della popolazione che insiste su quel territorio, ovvero le grandi aziende e/o multiutilities;
Questo provvedimento, quindi, appare ispirarsi agli stessi principi del piano sulla “spending review” con cui si prevede l’obbligo ad aggregazioni e fusioni tra aziende, ovvero individuare dei poli aggregativi intorno alle multiutilities. Inoltre, è opportuno segnalare che per favorire tali processi Cassa Depositi e Prestiti ha annunciato di mettere a disposizione 500 milioni di €, divenendo dunque uno degli attori protagonisti ed uscendo ulteriormente rafforzata in questo ruolo da quanto contenuto nell’ art. 10.
Ciò, dal nostro punto di vista, si configura, dunque, come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Legge di Stabilità, che dovrà essere presentata entro il 15 Ottobre, in cui probabilmente verranno inserite quelle norme volte a imporre agli Enti Locali la collocazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, oltre a quelle che costringono alla loro fusione e accorpamento secondo le prescrizioni previste dal piano sulla “spending review”. Ciò garantirebbe un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi. Si arriverebbe, addirittura, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
Di fatto si realizzerebbe una vera e propria finanziarizzazione dei beni comuni.
Un piano complessivo, così come descritto e come sembra essere effettivamente nelle intenzioni del Governo, a nostro avviso, presenta numerosi profili di illegittimità rispetto alla disciplina europea in materia di tutela della concorrenza (vedasi prolungamenti delle concessioni) e di incostituzionalità per essere in contrasto con l’esito referendario.
In ultimo ci teniamo a sottolineare alcune delle conseguenze negative che questo decreto avrà rispetto a diverse questioni ambientali. In particolare evidenziamo che:
si modifica ancora una volta la normativa in materia di bonifiche giungendo a estendere a tutti i Siti d’Interesse Nazionale il cosiddetto modello “Mose”, con commissariamento e affidamento ad un unico soggetto di tutte le procedure, con possibilità di cambiare i piani regolatori per favorire la cementificazione;
si consolida la cosiddetta “deriva petrolifera” della strategia energetica facendo diventare d’interesse strategico nazionale, sostanzialmente, tutto ciò che riguarda gli idrocarburi, ovvero gasdotti, gassificatori, pozzi petroliferi e di gas, siti di stoccaggio. Inoltre è prevista l’avocazione a Roma dei procedimenti di VIA per i pozzi in terraferma.
Ci preme in ultimo denunciare con forza il fatto che questo provvedimento punta a riaprire alla ricerca petrolifera il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno.
Si ringraziano gli Onorevoli Deputati della cortese attenzione.