Con riferimento a quanto dichiarato nei giorni scorsi dall’assessore della regione Veneto Bottacin – che ha posto alcuni rilievi alla relazione sui Pfas recentemente approvata – il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti 
“L’assessore Bottacin fa una inutile polemica con la Commissione d’inchiesta – ha spiegato l’onorevole Bratti -.
L’azienda Miteni, secondo la stessa ARPA Veneto, costituisce in assoluto la causa principale dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee e ha determinato una situazione di pericolo, per la salute umana e animale, dell’intero sistema idrico delle province di Vicenza, Padova e Verona. Come è noto, la situazione di grave pericolo è stata messa in evidenza dallo stesso direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della regione Veneto, dott. Domenico Mantoan, che, con la lettera del 17 novembre 2016 inviata agli assessori regionali e al presidente della provincia di Vicenza, invitava ad adottare tempestivamente tutti i provvedimenti urgenti volti alla rimozione della fonte di contaminazione, a tutela della salute della popolazione”, ha proseguito il presidente della commissione.

“La produzione dei prodotti perfluoroalchilici (a catena lunga fino al 2011 e a catena corta successivamente) da parte della Miteni sta costringendo i Comuni interessati a intervenire sull’acquedotto pubblico con la predisposizione di filtri a carboni attivi, mentre i privati stanno provvedendo alla bisogna, e sta creando una situazione di stress in tutta la popolazione coinvolta, costretta a sottoporsi a indagini epidemiologiche allo scopo di verificare il proprio stato di salute nel tempo”, ha sottolieneato Bratti.

“Forse, piuttosto che creare una commissione regionale di inchiesta, che non potrebbe portare a conclusioni diverse da quelle assunte dalla Commissione parlamentare di inchiesta, con la differenza che non ha gli stessi poteri , sarebbe il caso di concentrarsi su un piano d’intervento serio ed efficace per evitare che la Miteni continui a inquinare il territorio della regione Veneto. E’ questo il vero problema, non le indagini svolte a 360 gradi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, che hanno avuto il merito di raccogliere e sistematizzare le informazioni scientifiche disponibili, fornendo un contributo prezioso per la comprensione del fenomeno e la programmazione delle possibili soluzioni”.

“Per quanto riguarda l’intervento della Regione Veneto – ha aggiunto l’onorevole Bratti – già all’atto del rilascio dell’AIA alla Miteni avrebbe potuto fissare i limiti agli scarichi della società Miteni di Trissino, ritenuta dall’ARPA responsabile dell’inquinamento. La tesi dell’assessore Bottacin – che sostiene l’impossibilità di dare limiti di carattere generale individuabili solo da un decreto ministeriale – è frutto di una interpretazione formalistica dell’artico 101 del decreto legislativo n. 152/2006, contraddetta non solo da altre regioni, ma anche dagli atti della stessa regione Veneto che, in materia di fanghi in agricoltura, ha prodotto normative regionali introducendo limiti, non presenti nella normativa statale”.

“Non c’è dubbio che il problema della presenza in elevate concentrazioni di Pfas non sia solo riscontrabile in Veneto. Ma è in questa Regione che Arpav ha individuato nell’azienda Miteni la principale responsabile dell’inquinamento esteso nelle falde idropotabili. Ed è per queste ragioni che la Commissione all’unanimità ha deciso di occuparsene. Nessuna quindi strumentalizzazione politica nei confronti del Veneto, Regione che presenta molte eccellenze nel ciclo dei rifiuti ma anche problemi seri di inquinamento e di legalità ambientale”, ha concluso il presidente della Commissione.