il senatore Enrico Cappeletti annuncia la Relazone sui Pfas
Finalmente ci siamo: dopo mesi e mesi di lavoro, domani sarà pubblicata la relazione della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti sui Pfas.
Sostanze dal nome cacofonico che sono interferenti endocrini, in particolare del metabolismo dei grassi, e possibili cancerogeni.
Sostanze dal nome cacofonico che sono interferenti endocrini, in particolare del metabolismo dei grassi, e possibili cancerogeni.
Hanno contaminato l’acqua potabile in un’area di almeno 180 km2 abitata da oltre 300mila persone.
E stanno causando una strage silenziosa, di cui ora ci sono le prove ma che continua imperterrita, nonostante le denunce e i dossier rimpallati tra le procure.
I Pfas sono stati utilizzati, a partire dagli anni ’50, come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia, nella formulazione di insetticidi, rivestimenti protettivi, schiume antincendio e vernici. E nella produzione di capi d’abbigliamento impermeabili, in prodotti per stampanti, pellicole fotografiche e superfici murarie, in materiali per la microelettronica, in ambito militare
I composti perfluoroalchilici vengono usati, inoltre, nei rivestimenti dei contenitori per il cibo, come ad esempio quelli dei “fast food” o nei cartoni delle pizze d’asporto, nella produzione del Teflon (dalle note proprietà antiaderenti) e del Gore-Tex, materiale che ha trovato applicazione in numerosi campi.
La caratteristica, che li rende potenzialmente pericolosi, è costituita dal fatto che si accumulano non nel grasso, bensì nel sangue e nel fegato e si legano alle proteine in generale, rendendosi così biologicamente più disponibili, con lunghi tempi di eliminazione dall’organismo. Il PFOS e il PFOA possono anche attraversare la placenta, con la conseguenza che i neonati sono esposti a queste sostanze contenute nel sangue materno.
In Italia, i PFAS sono stati prodotti da molti anni alla Miteni di Trissino (VI). Che ancora oggi ha una linea di produzione attiva, dove lavorano 13 persone. Soltanto 13 persone.
Dal 1977 ci sono state segnalazioni di inquinamento (da benzofloruri) presso tale stabilimento, addirittura citato nelle inchieste sulle navi dei veleni per lo smaltimento di alcuni rifiuti prodotti (peci fluorate).
Un’analisi del Servizio epidemiologico regionale veneto, resa pubblica ancora nel giugno scorso secondo la quale nei 21 Comuni interessati dall’inquinamento (fra i quali ci sono anche i veronesi Zimella, Veronella, Albaredo, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua, Terrazzo ed Arcole) conferma l’incremento del 20% delle patologie cerebrovascolari e cardiovascolari, così come delle patologie tiroidee.
Ora, domani nella relazione ci saranno dati, analisi, epidemiologia. E magari potrà anche arrivare un decreto che stanzia dei soldi ad hoc per affrontare il problema.
Ma, a nostro avviso, nessuno stanziamento sarà sufficiente se non si rispetteranno questi dettami:
-la linea PFAS della MITENI deve chiudere;
-deve essere velocizzata la messa in sicurezza ed intrapresa la bonifica dello stabilimento;
-i rifiuti contaminati da PFAS (fanghi, percolati, idrolizzati proteici animali usati persino nelle centrali a biogas della provincia di Mantova) devono essere trattati con cautele specifiche e non esportati fuori dai territori regionali contaminati;
-devono essere pubblicati i dati dei monitoraggi dei PFAS nella filiera agroalimentare;
-i lavoratori attuali e pregressi della Miteni devono essere sottoposti a screening sanitario indipendente ed eventualmente a plasmaferesi se i dati dei verosimili studi in corso saranno positivi;
-le responsabilità dell’inquinamento e degli eventuali danni alla salute dovranno essere sanzionate;
-deve partire una Commissione d’inchiesta sui PFAS per accertare le responsabilità a tutti i livelli;
-la Commissione europea va coinvolta al più presto per accelerare la bonifica e limitare il propagarsi del danno ambientale e alle filiere agroalimentari
Inoltre: il Direttore della sanità veneta Mantoan (interrogazione parlamentare Zolezzi numero 5/09868) si è sottoposto a 5 sedute di plasmaferesi in un verosimile studio clinico di cui non sono stati resi noti gli esiti, sono diminuiti i PFAS nel sangue dei casi studiati?
Solo rispondendo a questi quesiti si potrà dire di essere sulla strada giusta per affrontare quest’ennesima e prolungata emergenza sanitari e ambientale!
Ecco una mappa interattiva che mostra la distribuzione dei Pfas in Veneto.
Alberto Zolezzi
Deputato M5S in Commissione Ambiente
e Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti
Fonte: http://www.movimento5stelle.it/…/pfas-la-strage-silenziosa-…
E stanno causando una strage silenziosa, di cui ora ci sono le prove ma che continua imperterrita, nonostante le denunce e i dossier rimpallati tra le procure.
I Pfas sono stati utilizzati, a partire dagli anni ’50, come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia, nella formulazione di insetticidi, rivestimenti protettivi, schiume antincendio e vernici. E nella produzione di capi d’abbigliamento impermeabili, in prodotti per stampanti, pellicole fotografiche e superfici murarie, in materiali per la microelettronica, in ambito militare
I composti perfluoroalchilici vengono usati, inoltre, nei rivestimenti dei contenitori per il cibo, come ad esempio quelli dei “fast food” o nei cartoni delle pizze d’asporto, nella produzione del Teflon (dalle note proprietà antiaderenti) e del Gore-Tex, materiale che ha trovato applicazione in numerosi campi.
La caratteristica, che li rende potenzialmente pericolosi, è costituita dal fatto che si accumulano non nel grasso, bensì nel sangue e nel fegato e si legano alle proteine in generale, rendendosi così biologicamente più disponibili, con lunghi tempi di eliminazione dall’organismo. Il PFOS e il PFOA possono anche attraversare la placenta, con la conseguenza che i neonati sono esposti a queste sostanze contenute nel sangue materno.
In Italia, i PFAS sono stati prodotti da molti anni alla Miteni di Trissino (VI). Che ancora oggi ha una linea di produzione attiva, dove lavorano 13 persone. Soltanto 13 persone.
Dal 1977 ci sono state segnalazioni di inquinamento (da benzofloruri) presso tale stabilimento, addirittura citato nelle inchieste sulle navi dei veleni per lo smaltimento di alcuni rifiuti prodotti (peci fluorate).
Un’analisi del Servizio epidemiologico regionale veneto, resa pubblica ancora nel giugno scorso secondo la quale nei 21 Comuni interessati dall’inquinamento (fra i quali ci sono anche i veronesi Zimella, Veronella, Albaredo, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua, Terrazzo ed Arcole) conferma l’incremento del 20% delle patologie cerebrovascolari e cardiovascolari, così come delle patologie tiroidee.
Ora, domani nella relazione ci saranno dati, analisi, epidemiologia. E magari potrà anche arrivare un decreto che stanzia dei soldi ad hoc per affrontare il problema.
Ma, a nostro avviso, nessuno stanziamento sarà sufficiente se non si rispetteranno questi dettami:
-la linea PFAS della MITENI deve chiudere;
-deve essere velocizzata la messa in sicurezza ed intrapresa la bonifica dello stabilimento;
-i rifiuti contaminati da PFAS (fanghi, percolati, idrolizzati proteici animali usati persino nelle centrali a biogas della provincia di Mantova) devono essere trattati con cautele specifiche e non esportati fuori dai territori regionali contaminati;
-devono essere pubblicati i dati dei monitoraggi dei PFAS nella filiera agroalimentare;
-i lavoratori attuali e pregressi della Miteni devono essere sottoposti a screening sanitario indipendente ed eventualmente a plasmaferesi se i dati dei verosimili studi in corso saranno positivi;
-le responsabilità dell’inquinamento e degli eventuali danni alla salute dovranno essere sanzionate;
-deve partire una Commissione d’inchiesta sui PFAS per accertare le responsabilità a tutti i livelli;
-la Commissione europea va coinvolta al più presto per accelerare la bonifica e limitare il propagarsi del danno ambientale e alle filiere agroalimentari
Inoltre: il Direttore della sanità veneta Mantoan (interrogazione parlamentare Zolezzi numero 5/09868) si è sottoposto a 5 sedute di plasmaferesi in un verosimile studio clinico di cui non sono stati resi noti gli esiti, sono diminuiti i PFAS nel sangue dei casi studiati?
Solo rispondendo a questi quesiti si potrà dire di essere sulla strada giusta per affrontare quest’ennesima e prolungata emergenza sanitari e ambientale!
Ecco una mappa interattiva che mostra la distribuzione dei Pfas in Veneto.
Alberto Zolezzi
Deputato M5S in Commissione Ambiente
e Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti
Fonte: http://www.movimento5stelle.it/…/pfas-la-strage-silenziosa-…
Località del Veneto con presenza di PFAS nelle acque desinate a consumo umano e/o profonde. Dati Arpav
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