I Pfas superano i limiti nelle acque
di 31 comuni di 4 province venete

PER APPROFONDIRE: comuni, pfas
di Daniela Boresi

É innegabile, i Pfas e i Pfos, sostanze perfluoro alchiliche frutto della lavorazione della plastica, ci sono anche nelle acque del Veneto. E più di quanto si pensi, stando ai risultati che verranno presentati oggi, di uno dei più vasti monitoraggi sulle acque di rete o di pozzo mai fatto dalla Regione Veneto: 53 i comuni interessati all’inquinamentio, 31 con valori oltre alla soglia per un totale di 60mila abitanti esposti.

Il killer c’è, è diffuso soprattutto in un certo territorio, ma quanto sia stato assorbito dalla popolazione e che danni provochi saranno gli esperti a dirlo. In sintesi lo studio ha mostrato un’area di forte criticità nei bacini Fratta Gorzone e Bacchiglione che risultano maggiormente interessati dal fenomeno. Non sono stati riscontrati invece Pfas nelle acque superficiali (fiumi e laghi) dei bacini: Adige, Brenta (prima della confluenza del Gorzone e del Bacchiglione), Fissero Tartaro Canalbianco, Piave, Livenza, Pianura tra Livenza. Presenze occasionali nel bacino scolante nella laguna di Venezia, Lemene, Sile e Po.

Che danni provichino alla salute è ancora un mistero, ci sono dubbi siano cancerogeni e anche che possano provocare mutazioni a livello genetico. Ma da 10 anni i Pfas (sostanze chimiche residuo della lavorazione della plastica) sono sulla graticola: prima messi dagli Americani che hanno riscontrato alte percentuali in Minesota e Ohio e successivamente dai Tedeschi che hanno chiesto vengano fissati parametri limite.

La Regione del Veneto è venuta a conoscenza del fenomeno nel 2013, a seguito dello studio prodotto da Irsa-Cnr nell’ambito di una specifica convenzione con il Ministero dell’Ambiente. Immediati gli interventi: l’uso dei carboni attivi ha abbassato la percentuale degli inquinanti nelle acque di rete. Lo studio successivo – che verrà presentato oggi – mira a valutare i danni che sono stati provocati sulla popolazione. I Pfas e i Pfos, si è visto, si legano alle proteine e vengono smaltiti dal corpo umano nel giro di 5 anni.

Le analisi sono state effettuate sia sulle acque potabili delle reti di distribuzione, sia sugli approvvigionamenti per uso potabile da pozzi privati per le analisi specifiche di impatto diretto sulla salute umana.
Un bacino che comprende circa 240mila persone, 60mila delle quali sono da considerarsi comunque esposte. La Regione ha sottoposto ad esami 480 persone che vivono nelle aree più critiche per verificare le concentrazioni di tutti i tipi di Pfas e di Pfos nel sangue e le eventuali ricadute genetiche.

I comuni più esposti (dove nelle acque della rete e dei pozzi privati sono stati trovati tutti i composti) sono Brendola, Lonigo, Montecchio Maggiore, Sarego, Trissino, Altavilla Vicentina, Creazzo, Noventa Vicentina, Poiana Maggiore, Sossano, Sovizzo, Vicenza (tutti comuni del Vicentino); Montagnana, Carmignano, Loreggia, Resana, Treviso. Nel Veronese: Albaredo d’Adige, Cologna Veneta, Bonavigo e Legnago. Ci sono poi altri comuni dove c’è la presenza solo di alcuni dei 12 inquinanti incriminati.
 

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Martedì 19 Aprile 2016, 21:50
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