Contaminazione

Esposto Acqua libera dai Pfas determinante per la Commisssione Bicamerale d’inchiesta
Il nostro esposto è stato determinante per la relazione sui Pfas della Commisssione Bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie  http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/017/00000016.pdf

arica fratta

Successivamente, in data 5 febbraio 2015, è pervenuto a questa Commissione di inchiesta un
esposto/denuncia per il reato di disastro inno
minato, inviato dal “Coordinamento
acqua libera dai
PFAS” alle procure della Repubblica presso i tribunali di Verona e di Vicenza nei confronti della
Miteni spa di Trissino, con richiesta di sequestro preventivo:
1) degli impianti di scarico dei reflui in
dustriali nella rete fognaria o in corso d’acqua degli
impianti della Miteni spa;
2) dei pozzi artesiani posti a valle dell’impianto Miteni spa, come individuati nella planimetria
allegata
alla rilevazione ARPA Veneto dell’11 luglio 2013;
3) del collettore cosiddetto A.Ri.C.A. (consorzio aziende riunite collettore acque), che gestisce
il collettore che raccoglie i reflui delle società di gestione dei depuratori delle società Acque del
Chiampo, Alto Vicentino Servizi (A.V.S.) e Medio Chiampo, che a loro volta hanno più depuratori.
In particolare, il collettore A.Ri.C.A., che insiste in Cologna Veneta (VR) sul corso d’acqua
Togna-Fratta-Gorzone (doc. 321/3), raccoglie le acque di scarico degli impianti di depurazione
delle acque reflue urbane e industriali nei territori di Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore,
Montebello Vicentino e Lonigo, quindi, le acque collettate vengono scaricate nel fiume Fratta.
Nell’esposto/denunzia per il reato di disastro innominato, inviato dal “Coordinamento
acqua
libera
dai PFAS”, vengono richiamati gli esiti dello studio dell’IRSA (Istituto di
ricerca sulle acque)
– CNR, secondo cui, nel 2013, è stata accertata
la presenza nel bacino dell’Agno
-Fratta-Gorzone di
concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungevano valori di PFOA
(
acido
perfluoroottanoico) superiori a 1000 ng/l, nonché di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) totali,
superiori a 2000 ng/l Pertanto i ricercatori, nelle loro conclusioni, hanno posto in evidenza un
possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono le acque prelevate dalla falda.
Si tratta di un dato, che è stato effettivamente confermato dall’Istituto di
ricerca sulle acque
(IRSA) – CNR, nella relazione acquisita del 25 marzo 2013 (doc. 448/2).
La relazione dell’IRSA
premette: 1) che sono state effettuate 3 campagne di monitoraggio (maggio 2011, ottobre 2012 e
Febbraio 2013) nei corpi idrici superficiali e nei reflui industriali e di depurazione del reticolo
idrografico della provincia di Vicenza, in particolare, del distretto industriale di Valdagno e della