Spese che i cittadini si ritrovano nella bolletta dell’acqua, sotto forma di rincari. Solo Cvs, che ha nove comuni colpiti – Agugliaro, Alonte, Asigliano, Campiglia dei Berici, Orgiano, Pojana Maggiore nel Vicentino, Megliadino San Fidenzio, Montagnana, Urbana nel Padovano – spende 300 mila euro l’anno per i filtri a carboni attivi che trattengono gli Pfas e che vanno sostituiti ogni 20 giorni. E poi ci sono le spese per i nuovi impianti, per allacciare all’acquedotto le case che si servivano dai pozzi che pescano nelle falde inquinate, e per il personale. L’inquinamento, scoperto nel 2012 dal Cnr, deriva dalla penetrazione in falda delle sostanze perfluoroalchiliche che in 59 comuni fra Vicenza, Padova e Verona superano i limiti stabiliti dall’Istituto Superiore di Sanità. Fonte dell’inquinamento, secondo i report scientifici, sarebbe la Miteni (ex Rimar) di Trissino, fabbrica chimica ora parte della multinazionale Icig, che assicura di aver cessato l’uso di queste sostanze nel 2011. Le Usl interessate hanno avviato un biomonitoraggio sulla popolazione, Legambiente e Movimento 5 Stelle hanno presentato esposti alla Procura di Vicenza ipotizzando il disastro ambientale.
07 ottobre 2015
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Giluio Todescan