Acqua pubblica, la Cgil incalza per il referendum
Acqua pubblica, la Cgil incalza per il referendum
Avellino 15:53 | 18/02/2016
La Cgil ribadisce la scelta compiuta a sostegno e promozione del referendum per l’acqua pubblica quale diritto universale inalienabile.
L’acqua è un bene comune fondamentale la cui gestione deve essere sottratta alle logiche di mercato.
I recenti provvedimenti del governo, dallo Sblocca Italia alla Legge di stabilità 2015 minano l’esito referendario, accelerando i processi di privatizzazione del servizio idrico integrato.
Il decreto attuativo, sui servizi pubblici locali, previsto dalla legge n. 124/2015 “Legge Madia” di riforma della PA, rischia di compromettere definitivamente il rispetto della volontà popolare.
Infatti, dal testo ad oggi in circolazione, anche se ancora non ufficiale, emerge chiaramente una indicazione che di fatto annullerebbe l’esito del referendum sia in riferimento alla esclusione del servizio idrico dalla gestione in economia sia al tentativo di inserire norme in materia di tariffe in contrasto con la volontà espressa dagli elettori nel referendum.
Nella consapevolezza che il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali, deve essere completata, per renderli sempre più competitivi e di livello economico, per assicurare e garantire i bisogni dei cittadini nella loro comunità locale, riteniamo però, che il servizio idrico debba essere posto nelle condizioni che le comunità locali, appartenenti allo stesso bacino idrografico, abbiano la possibilità di poter disporre anche di una gestione in economia del bene comune quale è l’acqua.
La CGIL ritiene che per accogliere appieno, non solo il risultato giuridico ma anche e sopratutto, il valore politico-culturale dell’esito referendario, sia necessaria una legge di recepimento di quell’espressione popolare e si attiverà per sostenerne l’approvazione.
La CGIL contrasterà l’approvazione di quei punti del testo unico sui servizi pubblici locali palesemente in contrasto con i risultati del referendum.
Per tanto, si ritiene utile che tutte le strutture territoriali promuovono incontri, dibattiti ed iniziative pubbliche con le rappresentanze istituzionali e parlamentari del territorio, con il massimo coinvolgimento di tutte le forze sociali, chiedendo in maniera netta e chiara un esplicito impegno al rispetto della volontà popolare espressa al referendum del 12-13 di giugno 2011, dove oltre 27 milioni di elettori hanno detto SI per l’acqua bene comune.
Fabrizio Solari Danilo Barbi
La Cgil ribadisce la scelta compiuta a sostegno e promozione del referendum per l’acqua pubblica quale diritto universale inalienabile.
L’acqua è un bene comune fondamentale la cui gestione deve essere sottratta alle logiche di mercato.
I recenti provvedimenti del governo, dallo Sblocca Italia alla Legge di stabilità 2015 minano l’esito referendario, accelerando i processi di privatizzazione del servizio idrico integrato.
Il decreto attuativo, sui servizi pubblici locali, previsto dalla legge n. 124/2015 “Legge Madia” di riforma della PA, rischia di compromettere definitivamente il rispetto della volontà popolare.
Infatti, dal testo ad oggi in circolazione, anche se ancora non ufficiale, emerge chiaramente una indicazione che di fatto annullerebbe l’esito del referendum sia in riferimento alla esclusione del servizio idrico dalla gestione in economia sia al tentativo di inserire norme in materia di tariffe in contrasto con la volontà espressa dagli elettori nel referendum.
Nella consapevolezza che il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali, deve essere completata, per renderli sempre più competitivi e di livello economico, per assicurare e garantire i bisogni dei cittadini nella loro comunità locale, riteniamo però, che il servizio idrico debba essere posto nelle condizioni che le comunità locali, appartenenti allo stesso bacino idrografico, abbiano la possibilità di poter disporre anche di una gestione in economia del bene comune quale è l’acqua.
La CGIL ritiene che per accogliere appieno, non solo il risultato giuridico ma anche e sopratutto, il valore politico-culturale dell’esito referendario, sia necessaria una legge di recepimento di quell’espressione popolare e si attiverà per sostenerne l’approvazione.
La CGIL contrasterà l’approvazione di quei punti del testo unico sui servizi pubblici locali palesemente in contrasto con i risultati del referendum.
Per tanto, si ritiene utile che tutte le strutture territoriali promuovono incontri, dibattiti ed iniziative pubbliche con le rappresentanze istituzionali e parlamentari del territorio, con il massimo coinvolgimento di tutte le forze sociali, chiedendo in maniera netta e chiara un esplicito impegno al rispetto della volontà popolare espressa al referendum del 12-13 di giugno 2011, dove oltre 27 milioni di elettori hanno detto SI per l’acqua bene comune.
Fabrizio Solari Danilo Barbi
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