Il New Jersey abbassa i livelli massimi di PFOA nelle acque potabili a 14 ng/litro: continua la corsa al ribasso, ma non in Italia
Blog di Vincenzo Cordiano
domenica 16 ottobre 2016
Il New Jersey abbassa i livelli massimi di PFOA nelle acque potabili a 14 ng/litro: continua la corsa al ribasso, ma non in Italia
Nel maggio di quest’anno l’EPA (Environment Protection Agency), l’equivalente del nostro ministero per l’ambiente, abbassò le concentrazioni massime permesse nell’acqua potabile di PFOA e PFOS a 70 nanogrammi litro, dai precedenti 400 nanogrammi/litro per il PFOA e 200 ng/litro per il PFOS (ne ho già parlato qui). In Veneto, ricordiamo, sono permessi 500 ng/L per il PFOA e 30 ng/L per il PFOS.
Le autorità del New jersey criticarono quella decisione, considerando i nuovi limiti non sufficientemente protettivi per la salute umana, particolarmente per le donne in gravidanza, i loro bambini durante la vita intrauterina e nei primi anni di vita, le persone più anziane.
Le critiche si basano sui risultati di recenti studi che dimostrano un aumentato rischio di effetti tossici, anche per concentrazioni nell’acqua potabile e negli alimenti inferiori a quelli precedentemente considerati “sicure”, per il sistema immunitario, per le ossa in accrescimento, per il metabolismo glucidico e lipidico, per lo sviluppo neurocognitivo del feto e dei bambini fino all’ottavo-decimo anno di vita, nonché per la crescita fetale.
Preso atto dei risultati di questi studi pubblicati a partire dal 2008, un gruppo di scienziati consulenti del governo del New Jersey, negli Stai Uniti, hanno consigliato le autorità di quello stato di abbassare le concentrazioni massime permesse nell’acqua a 14 ng/litro per il PFOA (link). Secondo le autorità del New jersey, questi nuovi valori dovrebbero essere privi di rischio di effetti tossici in caso di esposizione per tutta la vita ad acqua potabile contaminata dal PFOA.
La scelta dei governanti del New jersey di abbassare di cinque volte i livelli di PFOA permessi nell’acqua potabile rispetto a quelli considerati “sicuri” dall’EPA, suggerisce che, probabilmente, non vi sono concentrazioni di PFOA nell’acqua potabile che possano essere considerate “sicure” per la salute umana, particolarmente per alcune fasce più sensibili della popolazione.
Recentemente, gli scienziati vhe fanno parte della commissione tedesca per biomonitoraggio umano, hanno anche loro rivisto gli studi più recenti della letteratura medica sui PFAS, giungendo alla conclusione che le concentrazioni nel sangue di PFOA e PFOS al di sotto delle quali è poco probabile la comparsa di effetti tossici per la salute umana sono 2 ng/litro per il PFOA e 5 ng/litro per il PFOS (link). Questi valori sono notevolmente inferiori rispetto a quelli riscontrati sia negli Stati Uniti che in Veneto (ne ho parlato qui) nella popolazione non esposta ai PFAS presenti nell’acqua contaminata o negli alimenti. Questo significa che l’esposizione a questi composti attraverso l’acqua, gli alimenti e l’aria debba cessare immediatamente, al fine di abbassare la quantità di PFO a e PFOS nel sangue.
Molto interessanti sono le motivazioni con il quale il gruppo di scienziati tedeschi motivano la loro decisione. “… Dopo una valutazione degli studi epidemiologici umani completata nel maggio 2016, la commissione per il biomonitoraggio umano ha giudicato che nelle seguenti aree sono ben documentati, rilevanti e significativamente associati con l’esposizione al PFOA e/o il PFOS gli effetti su:
1) fertilità e gravidanza (gestosi gravidica, diabete della gravidanza, tempo di attesa per la gravidanza superiore ad un anno);
2) peso del neonato alla nascita;
3) metabolismo dei grassi;
4) sviluppo del sistema immunitario, efficacia dei vaccini;
5) sviluppo ormonale, età comparsa della pubertà/menarca;
6) metabolismo della tiroide;
7) comparsa della menopausa.”
Secondo gli esperti della commissione tedesca, sebbene i meccanismi implicati nella comparsa di tali effetti non siano stati ancora completamente delucidati, “… La concordanza dei risultati degli studi animali e di questi epidemiologici… Giustificano le nostre conclusioni in almeno due rispetti:
1) Le analogie fra gli animali e gli studi epidemiologici umani potenziano la possibilità che gli effetti tossici selezionati sono rilevanti (per esempio produzione di anticorpi, peso alla nascita, epoca di comparsa della pubertà; 2) recenti studi animali hanno anche osservato l’effetti per esposizione basse dosi.”
Dal momento che gli “esperti” dell’Istituto superiore di sanità italiano hanno fissato
limiti per il PFOA (500 ng/litro ) di sette volte superiori a quelli consigliati dall’EPA e di quasi 40 volte rispetto a quelli del new jersey viene da pensare che questi nostri scienziati non sia una conoscenza dei risultati degli studi più recenti cui fanno riferimento i loro autorevoli colleghi americani e tedeschi. In alternativa, dovrebbero spiegare alla comunità scientifica internazionale e alle popolazioni venete esposte i motivi per cui non ritengono di dover condividere le conclusioni cui sono giunti i loro colleghi in Germania e negli Stati Uniti.