«Il Ministero dica quanto pericolosi sono i perfluori»
Ma un medico e un sindaco non dovrebbe già sapere quanto ci fanno male e quanto pericolosi sono i perfluori? forse non ha creduto a quello che abbiamo detto noi il 6 novembre in assemblea a Lonigo? o forse vuole farci sapere che non ha studiato?
«Il Ministero dica
quanto pericolosi
sono i perfluori»
Giorgio Zordan
Il Consiglio di bacino Valle del Chiampo è determinato a chiedere un risarcimento per il danno ambientale provocato dalla Miteni di Trissino riguardo la contaminazione delle acque da Pfas in una ventina di comuni vicentini. Ma prima vuole ottenere una risposta chiara sui rischi per la salute dovuti alle sostanze perfluoro alchiliche dall’Istituto superiore di Sanità.
La posizione dell’ente, che ha il compito di sovrintendere al ciclo integrato dell’acqua, è nota da tempo ma nell’ultimo periodo ha compiuto un ulteriore passo. «Due settimane fa – ha dichiarato il presidente, Giorgio Gentilin – abbiamo spedito 4 lettere: al Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio, all’assessorato regionale alla Sanità e all’Ambiente, al settore Ambiente della Provincia e all’Arpav. Segnaliamo che questi inquinanti potrebbero costituire un rischio per la salute della popolazione. Ricordo che il Consiglio superiore della Sanità in merito deve ancora pronunciarsi. Ora siamo in attesa di una risposta: se sarà affermativa procederemo con una richiesta di danni alla Miteni, o chiederemo una ampia compartecipazione alle spese sostenute sino ad ora e per quelle che dovranno essere fatte in futuro da parte di Acque del Chiampo che da luglio 2013, quando è arrivata la disposizione di abbattere questi inquinanti, ha già investito oltre un milione di euro I ricambi dei filtri a carboni attivi viene fatto ogni tre, sei e sette mesi, e sono costosi. Non sarebbe giusto, e nemmeno etico, che tali spese finissero per essere pagate dai cittadini-utenti con un aumento delle tariffe». Filtri ma non solo: nel conto finirebbero anche i lavori per l’implementazione della rete idrica per arrivare ad allacciare quelle utenze ancora non collegate che si servono di pozzi privato.
Il presidente del Consiglio di Bacino tiene, inoltre. a precisare che da quando è sorto il problema le istituzioni non sono mai state con le mani in mano. «Da parte nostra, lo scorso luglio abbiamo dato incarico ad uno studio legale che si occupa di “reati ambientali” ed abbiamo fatto una serie di analisi per nostro conto per capire se queste sostanze possono rivestire pericolosità – spiega Giorgio Gentilin -. Il report pervenutoci non ha chiarito la nocività. Ora è in corso uno studio, anche con analisi su soggetti fisici della zona, portato avanti dall’Ulss su indicazione della Regione, per i quale siamo in attesa dei risultati».
Conclude: «Le istituzioni non sono rimaste ferme, come qualcuno vorrebbe far credere. La nostra parte l’abbiamo fatta».